Isabella Ragonese: «Felice in tv, ma il cinema è il mio principe azzurro»

Isabella Ragonese: «Felice in tv, ma il cinema è il mio principe azzurro»

di Michela Greco
«Per il viso che ho mi camuffo bene, è difficile identificarmi, cosa che considero una gran fortuna perché mi permette di avere una notorietà su misura, che non mi impedisce di fare la vita che voglio». Palermitana, 37 anni, Isabella Ragonese sottolinea con un sorriso il suo status di “famosa anonima”, non troppo riconoscibile nonostante abbia fatto film di successo (come Tutta la vita davanti o La nostra vita) e la serie Rocco Schiavone, al fianco di Marco Giallini. Giurata all’ultimo festival di Locarno, ora la aspetta il ritorno (con la seconda stagione) della serie tratta dai romanzi di Antonio Manzini e un film-tv per la Rai.



Si sta appassionando al piccolo schermo?
«Ho sempre fatto molto cinema e avuto poco spazio per i tempi della tv, ma ora inizio ad accostarmi a questo mondo, anche perché la tv si sta avvicinando al cinema sotto molti aspetti. Nel film-tv per la Rai racconterò la storia di Agnese Ciulla, l’assessora palermitana che si occupava di diritti dei minori stranieri».

Lei ha fatto un percorso ricco e diversificato, tra film mainstream e opere più autoriali...
«La promiscuità del mio percorso è dovuta al fatto che ho iniziato col teatro in una città, Palermo, da cui ho preso tutto ciò che offriva: lì ho imparato la danza, a suonare uno strumento musicale, a fare cabaret... pensavo che tutto potesse servirmi a fare il lavoro dell’attore. Il cinema per me è arrivato dopo che avevo fatto di tutto, a 26 anni, senza che lo cercassi, come un principe azzurro che mi ha portata via».

E da spettatrice com’è Isabella Ragonese? Fa le maratone di serie tv?
«No, anzi. Tento di mantenere un po’ di distanza... mi fa un po’ paura l’idea di chiudermi in casa per guardare le serie, preferisco vivere e godermi i tanti piaceri quotidiani. Mi fanno paura gli zombie da serie».

Lei è sempre stata in prima linea nei movimenti femminili, già dai tempi di “Se non ora quando”. Che effetto le fa ciò che sta succedendo ora?
«Il cambiamento rispetto al tema del femminile è culturale, perciò lento, bisogna avere pazienza e attenzione. Serve sempre un elemento scatenante, ma poi l’onda non deve fermarsi. Sono d’accordissimo sulle manifestazioni e sugli appelli, ma penso che il vero cambiamento avvenga quando ognuno, nel proprio lavoro, agisce nel proprio piccolo».

E come si fa?
«Io sono privilegiata perché posso scegliere. La libertà sta proprio nella possibilità di scegliere mentre penso che, soprattutto alle donne, sia sempre mostrata una scelta obbligata. Ad esempio: fai la mamma oppure lavori. Io ho da poco fatto due ruoli femminili che pongono questioni profondissime, in Sole cuore amore e ne Il padre d’Italia, e ne sono felice».

Ora cosa vorrebbe fare?
«Mi piacerebbe tornare a fare ciò che facevo a 19 anni: scrivere per il teatro e portare in giro i miei spettacoli. Oggi lo farei in condizioni diverse: prima andavo in giro col furgoncino e mi occupavo io anche di luci, trucchi e costumi...».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 17 Settembre 2018, 11:38
© RIPRODUZIONE RISERVATA