Il professor Cenerentolo, Leonardo Pieraccioni
a Leggo: "Vivo per la risata" -Foto/Video

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di Emiliana Costa
ROMA - «Salve, sono il cugino di Renzi». Inizia con una delle sue irresistibili gag la giornata di Leonardo Pieraccioni a Leggo. Il regista e attore fiorentino - nelle sale dal prossimo 7 dicembre con Il Professor Cenerentolo, pellicola di cui firma la regia e di cui è protagonista - è stato ospite ieri nella nostra redazione in veste di “direttore per un giorno”.

A vent'anni dal suo esordio dietro la macchina da presa, Pieraccioni festeggia la ricorrenza con un film che lui stesso definisce una svolta. «Non si tratta della solita commedia sentimentale – spiega - Questa volta interpreto un detenuto che deve recuperare il rapporto con la figlia adolescente». E per farlo sarà aiutato da un gruppo di squinternati, a cui tra gli altri prestano il volto Laura Chiatti e Massimo Ceccherini. «Al cinema – continua – mi hanno sempre fatto ridere le bande di disgraziati, che vanno per rubare e vengono derubati. Ed è proprio a loro che mi sono ispirato».





Insomma, le battute sono assicurate. «Non potrebbe essere altrimenti – afferma – sono nato cabarettista e come tutti quelli che provengono da lì ho la nevrosi della risata. Nel cabaret si ride ogni 25 secondi e quando passi al grande schermo vuoi portare a casa lo stesso risultato».

L'artista fiorentino, che quest'anno ha compiuto 50 anni, non ci pensa proprio a passare a un cinema più introspettivo. «Quindici anni fa – spiega – ho scritto dei racconti che lo stesso Guccini, che non ha mai cantato tarantelle, ha definito di una tristezza infinita. C'era l'idea di trarne un soggetto, ma alla fine ho sempre rinunciato. Mi piace troppo far ridere, forzarmi a trattare temi drammatici sarebbe come mettere Rocco Siffredi in una stanza piena di donne e dirgli di non chiedere loro il numero». E tra i miti indiscussi di Pieraccioni, non possono mancare Alberto Sordi e Totò. «Sono stati dei giganti della comicità, diventare una maschera come loro per me sarebbe un sogno».

Ma sulle sorti del “Professor Cenerentolo” il regista per scaramanzia non si sbilancia. «Il bello del cinema è che non sai mai come va a finire. Il ciclone, ad esempio, fu un successo inaspettato. I miei film? Preferisco guardarli due anni dopo, quando li passano in tv».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 4 Dicembre 2015, 17:36
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