Daniele Vicari, Il giorno e la notte: «Il lockdown trasformato in cinema, ogni attore era regista sul set di casa sua»

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di Michela Greco

«Era il marzo 2020 e ci siamo detti: buttiamo il cuore oltre l’ostacolo. Questo film è stato un atto vitalistico di chi non poteva stare senza far niente e voleva fare qualcosa col suo mestiere». Il mestiere del cinema, che Daniele Vicari – regista di Diaz e Sole cuore amore - ha sperimentato anche in pieno (primo) lockdown, trasformando una costrizione in un’opportunità e girando da remoto Il giorno e la notte (su RaiPlay da giovedì), mentre tutto era bloccato e non si poteva uscire di casa. 

 


Con lo spunto narrativo di una minaccia terroristica improvvisa che costringeva tutti alla reclusione temporanea, il regista ha raccontato amori e drammi, tenerezze e momenti della verità di quattro coppie (più un singolo). 


E gli attori hanno espanso il loro mestiere mettendosi in gioco anche come costumisti, scenografi e direttori della fotografia, seguendo le indicazioni fornite per via telematica dal regista e dai responsabili dei vari reparti. «Ognuno di loro – ha precisato il regista – a sua volta chiuso in casa per la pandemia, ha svolto tutti i ruoli che normalmente svolge una troupe di dieci persone.

Un giorno ha bussato alle loro porte una persona bardata come un astronauta che portava i materiali necessari per girare, tra cui uno smartphone con un’app che lo trasformava in macchina da presa, e si sono messi in gioco». Il risultato è una sperimentazione sul linguaggio e un film che “non parla di Covid, ma di umanità, amore, passioni e resistenza, tutto ciò di cui il cinema dovrebbe parlare sempre”, sottolinea Marchioni, che nella finzione si chiama Marco e si ritrova intrappolato nel suo laboratorio artigianale insieme a Marcella, che nella realtà è sua moglie Milena Mancini, ma nel racconto è la moglie del suo migliore amico. 


«È stato un viaggio incredibile – racconta l’attore – Non c’è niente di più pornografico per un attore che farsi vedere coi suoi vestiti, in una dimensione davvero intima e privata, e con un grado di condivisione maggiore di quello che si vive in ogni set: eravamo sempre collegati con venti persone che ci vedevano e ascoltavano». «Io stavo vivendo il lockdown da solo in casa – aggiunge De Plano – e quando sentivo che Daniele diceva ‘azione’ non mi sentivo più dentro una pandemia, ma dentro un set. Sono stati cinque giorni magici».


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Ultimo aggiornamento: Martedì 15 Giugno 2021, 13:46
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