“Hammamet”, Amelio con Favino racconta il leader socialista: «Il mio Craxi non è un attacco a Mani pulite»

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di Michela Greco
«Non considero Craxi una star ma un politico su cui è calato da anni un silenzio assordante, probabilmente ingiusto. Credo che invece si possano esprimere delle opinioni, anche in disaccordo. In ogni caso il mio film non è sul Craxi degli anni 80, ma su quello della fine del secolo scorso: racconto la lunga agonia di un uomo che ha perso il potere e sta andando verso la morte». A vent’anni dalla scomparsa del leader socialista, Gianni Amelio ha voluto porre rimedio a quella che considera una grande rimozione collettiva con Hammamet, in 400 sale da oggi.

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La prova di impressionante mimetismo offerta da Pierfrancesco Favino – che non ripropone con precisione solo i tratti fisici di Craxi, ma anche la voce, la postura, il respiro – era evidente dalle immagini già circolate. Ciò che non si conosceva è la posizione presa dal narratore rispetto all’uomo e al politico, che nel film viene chiamato solo “presidente”. Dopo una prima scena in cui, ancora all’apice e venerato come un dio, a un congresso si confronta con il tesoriere del partito (Giuseppe Cederna) che già sa che sta crollando tutto, il segretario del Psi viene ritratto nel suo esilio tunisino come un irriducibile arrogante che difende con veemenza la sua storia. Dice che «non è stata fatta giustizia, ma qualcosa di oscuro e manipolatorio» e che la soluzione alle violazioni commesse «avrebbe dovuto essere politica, non giudiziaria», mentre viene accudito dalla figlia Anita (Livia Rossi) e incalzato da Fausto (Luca Filippi), figlio del tesoriere morto suicida.

Questo non è un film contro Mani Pulite! Non lo è in nessuna immagine!». Amelio alza i toni, anzi si infuria, quando si allude alla questione, sollevata mesi fa, «preventivamente», su un quotidiano. «Racconto l’agonia di Craxi e le sue contraddizioni. Era animato da una grande ostinazione a credersi nel giusto e voleva essere giudicato in Parlamento, non in tribunale. Il dibattito, comunque, è aperto: Hammamet non dà risposte perché non deve farlo, ciò che deve fare è porre domande».

Girato nella vera villa di Craxi, il film di Amelio è frutto di una lunga documentazione ma anche di un confronto con i familiari del politico: «Ho voluto conoscere per prima la vedova, Anna, poi la figlia Stefania. Bobo lo conosco meno, ma di lui si leggono molte interviste». Ne ha rilasciata una proprio ieri, in corrispondenza con la presentazione del film: «Inizialmente ho avuto uno scazzo con Amelio e la produzione - ha detto - perché l’elemento romanzato prevale su quello politico». Ma, ha aggiunto, «C’è un elemento di libertà dell’artista che non può essere sindacato da nessuno». A sua volta, Favino si è immerso nelle immagini di repertorio: «Conoscevo la figura politica e le vicende giudiziarie, non l’uomo privato. Per trasformarmi in lui mi sottoponevo a oltre 5 ore di trucco che si concludevano col rituale delle sopracciglia e degli occhiali: a quel punto era come se attraversassi un ponte verso l’oblio di me stesso».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 9 Gennaio 2020, 08:40
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