Gina Lollobrigida, addio alla diva "bersagliera" che conquistò e ripudiò Hollywood

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di Totò Rizzo

Sgomberiamo il campo da un pregiudizio ricorrente che ci ha accompagnati fino ad oggi e che non è stato irrilevante nell'analisi complessiva della carriera lunga e luminosa di un'attrice come Gina Lollobrigida, scomparsa ieri a 95 anni. La «Lollo» è stata un'interprete brava, di dinamica e variegata espressività, di registri mutevoli tutti affrontati con impegno. Affermato questo, si dovrà dire che purtroppo tutto questo è passato spesso in secondo piano per via di quel divismo di cui s'ammantò il personaggio già ai tempi de la donna più bella del mondo secondo lo stereotipo che la assimilò a Lina Cavalieri, personaggio che incarnò nell'omonimo film, di quella maggiorata di bellezza esorbitante, di quel corpo e di quel sorriso che sembrava che le parole fossero quasi superflue.

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L'icona del cinema italiano nel mondo


Molto più che Sophia e prima ancora di Sophia, Gina Lollobrigida è stata l'icona italiana del nostro cinema nel mondo e lo è stata nell'immagine popolana dei «Pane, amore e», in quella figura vitalistica, quasi sfrontata, autodeterminata della Bersagliera che faceva fremere l'attempato maresciallo De Sica e in quella del feuilleton di Fanfan (lei e Gerard Philippe con lo schermo che accostava due bellezze esplosive) ma già venivano fuori grazie ad altri personaggi l'inquietudine, la piega amara, la disillusione, le figure femminili di luce trasversale raccontate da Monicelli, Soldati, Zampa, Lizzani. Il richiamo americano restava comunque un riverbero accattivante, con le major e i produttori a contendersela a suon di blindate esclusive milionarie, i divi che la volevano al loro fianco, i registi che la idealizzavano. E furono Orson Welles, John Huston, King Vidor e tanti altri, insomma il meglio della Mecca del Cinema. Dove però lei, a un certo punto, si sentì prigioniera, ingabbiata in contratti capestro, pedina di un gioco che avvertì più grande di lei. E dunque bye bye, America.
Sono quegli anni in cui decise di mettere in primo piano anche la sua vita privata con il matrimonio con il medico sloveno Milko Skofic e la nascita di Milko junior.

Un matrimonio che durerà tre lustri e al quale non seguiranno altre nozze ma diversi flirt alimentati dal vento del gossip internazionale, da quello col cardiochirurgo sudafricano Christian Barnard fino alla liaison con Fidel Castro che fu invece soltanto un buon amico.

Fuori dal set


Tra la fine degli anni 60 e gli inizi dei 70 ancora qualche buon film di cartello ma nulla che potesse accostarsi ai fasti del periodo precedente. Comencini la richiama per un ruolo che resterà scolpito nella storia televisiva del piccolo schermo, quello della fatina del collodiano «Pinocchio». Poi pochissimo altro. La vita si dipana ormai attraverso le sue passioni extra-set, la fotografia e la scultura, e purtroppo in una serie di pasticci domestici (matrimoni presunti, richieste di interdizione da parte del figlio, tutori giudiziari, truffe reali o meno) che il destino avrebbe potuto evitarle. Lei va sempre in tv, un po' da Madonna pellegrina, nelle sue mise ridondanti che certo non aggiungono niente di nuovo all'icona di una donna che è stata diva oltre se stessa.
Domani la camera ardente in Campidoglio, giovedì i funerali nella chiesa degli artisti.


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Ultimo aggiornamento: Martedì 17 Gennaio 2023, 08:34
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