Gabriele Muccino: "L'Italia è rimasta indietro
nel cinema come nei diritti civili"

Gabriele Muccino: "L'Italia è rimasta indietro nel cinema come nei diritti civili"

di Michela Greco
ROMA - Vive in America da 10 anni ma, dice, «in realtà non me ne sono mai andato davvero, col cuore e lo spirito sono sempre stato in Italia, non ho mai staccato il cordone ombelicale».

E ora che ha appena terminato L'estate addosso, un film che mette insieme i suoi due paesi del cuore, Gabriele Muccino osserva il suo paese e il cinema da Monte Carlo, dove è stato presidente di giuria del Festival della Commedia che si è chiuso ieri sera con il Gala degli Awards dopo aver presentato in concorso film come The Legend of Barney Thomson, esordio alla regia dell'attore scozzese Robert Carlyle, e la parodia spagnola di 007 Anacleto, agente segreto.

Da Monte Carlo ha avuto un osservatorio privilegiato sulla commedia internazionale. Che idea si è fatto?
«Noto che in Italia la commedia ha sempre avuto un suo punto di forza nelle disfunzioni linguistiche e nelle specificità territoriali, cosa che invece non esiste negli Usa, dove si raccontano situazioni universali. Noi italiani puntiamo spesso sulla caricature, da I soliti ignoti fino a Checco Zalone».

Il film che ha appena finito, “L'estate addosso”, si svolge tra l'Italia e gli Stati Uniti. Che significato ha in questo momento della sua carriera?
«È per me un modo di raccontare la mia esplorazione di due paesi, per trovare il mio anello di congiunzione tra le due esperienze».

La storia è quella di due ragazzi che in viaggio incontrano una coppia gay. È il suo modo per affrontare il tema delle unioni civili?
«No, avevo in mente questa storia da anni, molto prima che succedesse questo bailamme in Italia».

Bailamme?
«Questa vicenda mi sembra la cartina di tornasole della chiusura dell' Italia rispetto al mondo. Dimostra che c'è conservatorismo, paura della libertà. Vivo in California da 9 anni e lì certe cose sono normali da sempre. Quando sento che le famiglie devono essere regolate con le leggi invece che con l'amore penso che l'Italia non sia al passo coi tempi».

È per questo che non ci torna?
«Sono critico verso alcune cose che mi fanno male. Mi sembra un paese avvitato sul suo rancore e sul suo vittimismo, non muove energie positive e si condanna all'apatia e all'immobilità».

Le sembra che in Italia stiano emergendo belle novità in campo cinematografico?
«Sì, soprattutto per quel che riguarda i giovani attori. Ne vedo in giro di più e più interessanti rispetto a quando ho esordito io. Secondo me sono bravi anche perché sono cresciuti guardando le serie tv americane».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 7 Marzo 2016, 19:28
© RIPRODUZIONE RISERVATA