'Free to run', la rivolta mondiale per il diritto alla corsa raccontata da Linus

'Free to run', la rivolta mondiale per il diritto alla corsa raccontata da Linus
Fino a 50 anni fa, correre a lunga distanza era un’attività bigotta, elitaria riservata esclusivamente agli uomini che erano i campioni della pista o stakhanovisti della maratona – quella distanza di 42 chilometri ereditata dalla mitologia antica e perciò creduta essere solamente per pazzi o masochisti. Qualunque  persona, che non fosse un campione che correva all’aria aperta era  considerata, nella migliore degli ipotesi eccentrica e nel peggiore dei casi pericolosamente sovversiva.  Molti pionieri della corsa a lunga distanza raccontavano con divertimento “ Se la polizia vedeva qualcuno correre per strada, lo arrestava con la presunzione che fosse o un delinquente o un criminale che scappava”.

Gli anni sessanta furono anni di proteste che portarono alla sfida delle istituzioni. Correre divenne un atto di libertà e un’auto-espressione. Nei campus universitari americani  gli studenti si ribellarono. Nel maggio del 1968 in Francia, Svizzera e in Europa scoppiarono le proteste . I giovani non volevano più essere comandati dalla società e cominciarono a liberarsi dei valori e delle tradizioni imposte. Correre a lunga distanza perciò divenne uno dei simboli della cultura alternativa e ‘ potere dei fiori’. Correre all’aria aperta con la mente libera in cerca di sensazioni ed un tipo di misticismo , sfidava  le gare riservate per una elite atletica che si faceva su piste al chiuso in presenza di giudici severi.

E se gli uomini furono stigmatizzati quando lasciarono gli stadi per correre per strada, alle donne fu ancora vietato correre in   gare ufficiali più lunghe di 800 metri poiché fu giudicato un pericolo per la loro salute e femminilità. Nel 1967 l’americana Kathrine Switzer partecipò illegalmente alla maratona di Boston iscrivendosi con un nome da uomo per passare inosservata. Fu vista dal direttore che cominciò a inseguirla con l’intenzione di strappare il numero di pettorale e farla ritirare dalla gara. Difesa dal fidanzato lei riuscì a finire la gara. Fu un vero shock,  ma Switzer divenne il simbolo femminile per i diritti uguali nello sport.



In Svizzera, Noel Tamini, fondatore e capo editore della rivista Spiridon, sentì del fenomeno chiamato Kathrine Switzer e decise di invitarla a partecipare illegalmente nella gara Morat- Fribourg. Questa iniziativa fu una di tante azioni nel movimento Spiridon che in Svizzera ed Europa rappresentava una vera rivoluzione per la corsa – una  lotta ‘politica’ per la corsa popolare, aperta a tutti, per piacere e buona salute.

Nel nome di questa lotta fu dichiarata una guerra spietata contro le istituzioni   sportive ufficiali,  decisero di vietare  l’organizzazione di gare all’aperto.
Nello stesso momento la corsa popolare stava prendendo piede negli USA. Dal 1976 in poi la maratona di New York rappresentava l’evoluzione sbalorditiva della corsa a lunga distanza per strada. Inventata in maniera anonima da un ometto carino e progressista – Fred Lebow – la gara avrebbe goduto di un incredibile e planetario successo mettendo insieme partecipanti a migliaia.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 1 Giugno 2017, 12:05
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