«Franco Battiato è un genio raro, di quelli che riescono a toccare le corde popolari, perché tocca il livello colto e quello pop. È stato un innovatore che ha parlato a tutti, come Totò e Troisi, per questo è finito nell’immaginario popolare e questo è un dono», spiega Marco Spagnoli, regista del documentario La voce del padrone – al cinema dal 28 novembre al 4 dicembre (distribuito da Altre Storie e RS Productions ) - un viaggio musicale per raccontare, non solo il disco di più grande successo di Battiato, ma l’influenza culturale che il compositore siciliano ha avuto e ha tuttora nel nostro paese. Quel disco, l’undicesimo della sua carriera, dopo esperienze nella musica classica e sperimentazioni sonore, uscì nel 1981 conquistando vette assolute, con oltre un milione di copie vendute, il primo album a raggiungere quelle cifra in Italia.
Nel film, il regista, segue il percorso del produttore discografico Stefano Senardi, intimo amico del cantautore siciliano, che da Milano attraversa l’Italia, fino a Milo, dove Battiato aveva scelto di vivere, incontrando artisti e cantanti che lo hanno conosciuto e con cui ha lavorato: tra cui Alice, Caterina Caselli, Carmen Consoli, Willem Dafoe, Nanni Moretti e Morgan. «Lo conobbi nel 1995, aveva più di 50 anni, ma faceva dischi con la freschezza di un ragazzino, pur essendo un artista di grande disciplina, dentro ci metteva una creatività esplosiva» racconta Morgan. «Mi chiese i musicisti più bravi per un nuovo album e arrivai a suonare con lui.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 21 Novembre 2022, 20:01
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