La svolta di Mandelli: «Non voglio vivere male per colpa del successo»

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di Paolo Travisi
A 19 anni era già sugli schermi di Mtv, faceva il veejay. Lì sono nati i personaggi de I Soliti idioti e per Francesco Mandelli, la popolarità è arrivata prepotente. Dalla tv, passando per i cinepanettoni, gli sketch diventano un film per il cinema. Ma col successo arrivano le pressioni e qualcosa s'incrina. Divenuto padre, la voglia di cambiare, raccontata in un libro Mia figlia è un'astronave.

Dopo la paternità, un romanzo. Perché?
«Avevo perso interesse verso il mio lavoro, ero annoiato dalla comicità che mi ha dato la popolarità. Il Francesco di prima era morto. Sono rimasto a casa e ho capito che volevo raccontare la fatica di cambiare in un libro».
Una riflessione lucida sulla sua carriera?
«È stata una meravigliosa crisi. Venivo da un successo gigante, che mi ha dato la tranquillità economica, ma non volevo dire di aver fatto un altro film e non essere contento».
Da padre crede che genitori di oggi siano iperprotettivi?
«I nostri genitori hanno fatto figli a 20 anni, oggi sarebbe impensabile perché ci si vuole affermare prima di tutto. Siamo iperprotettivi nei confronti della nostra realizzazione, ma la tecnologia può essere una barriera, serve il dialogo».
La stagione dei Soliti Idioti è finita del tutto?
«Avrei una voglia incredibile di rimettermi la maschera di Ruggero, ma quando sarà il momento lo rifaremo. Sentivo una grande pressione perché dovevamo incassare per forza. Non c'era più la magia della serie».
Nel frattempo ha diretto due film?
«Uno sul bullismo, Bene, ma non benissimo, una storia delicata che commuove. E una commedia, Appena un minuto, con Max Giusti, Loretta Goggi e Paolo Calabresi».
E l'ansia è passata?
«Il mio amico Tommaso Paradiso, che conosco da anni, voleva ad ogni costo diventare pop, ma lui ha le spalle larghe. Io non voglio vivere male per colpa del successo».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 14 Dicembre 2018, 12:02
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