Francesco Benigno 30 anni dopo Mary per sempre: «Il cinema italiano? La solita minestra. Il film di Saviano ne è la prova»

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di James Perugia
«Io sono Mery, per sempre». È il grido liberatorio della protagonista, una giovane transessuale nella Palermo degli anni ‘80, che dà anche il titolo al film. Un cult del regista Marco Risi: Mery per sempre, appunto, che racconta storie di ragazzi difficili, di rabbia e voglia di riscatto. A 30 anni dall’uscita nelle sale del film l’altro protagonista, l’attore Francesco Benigno, porta ancora con sé quella rabbia. Leggo lo ha incontrato. Perché questo film è uno di quelli che il pubblico, nonostante gli anni che passano, continua a portare con sé. Come Mery, per sempre.

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Come mai Francesco Benigno si è visto poco sul grande schermo ultimamente?
«Perché non sono una persona che lecca il culo per lavorare». 
Cioè?
«Il cinema italiano è sempre la solita minestra con i soliti attori, recitano sempre gli stessi 4 o 5. Film come Mery per sempre non ne fanno più».
Le storie dei personaggi che interpretavate erano simili alle vostre?
«Eravamo ragazzi veri, presi dalla strada. Avevamo la rabbia, la frustrazione ma anche tante voglia di speranza, di un riscatto». 
Cosa significò per lei partecipare a quel film?
«Mi ha salvato la vita».
Fu un debutto eccezionale.
«Volevano candidarmi per il David di Donatello, mi hanno cercato ma io vivevo per strada, ero introvabile, così hanno ripiegato su Amendola, che però non vinse». 
Il pubblico è rimasto affezionato al suo personaggio?
«Il pubblico mi cerca, mi dicono “ho visto quel film e in quella parte avresti dovuto esserci tu”, ma non dipende da me. Non sono adatto a questo sistema, e sono fiero di non esserlo».
Della “Paranza dei bambini” che ha vinto a Berlino per la miglior sceneggiatura cosa pensa?
«Piacevole, ma non un film da Berlino. È che c’è talmente poco in giro». 
Ma c’è un regista italiano che le piace?
«Giuseppe Tornatore. Il più grande di tutti i tempi per me. Sogno di lavorare con lui un giorno». 
Ora che progetti ha? 
«Tra pochi mesi comincerò a girare il mio film».
Di cosa si tratta?
«Si intitolerà “Il colore è nel dolore”, sui miei primi 20 anni a Palermo; cresciuto in una famiglia con 13 figli, un padre violento ed una madre che è morta quando avevo 9 anni. La fuga da casa, gli errori...». 
Una “Mery per sempre 2”?
«Lo spero». 

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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 20 Febbraio 2019, 15:23
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