Benigni-Geppetto: «Pinocchio di Garrone? Un film che fa bene alla salute»

Il premio Oscar Roberto Benigni è Geppetto nel film Pinocchio di Garrone

di Alessandra De Tommasi
RICCIONE - Le prime immagine del Pinocchio di Matteo Garrone, in sala il 25 dicembre per 01 Distribution, lasciano col fiato corto i partecipanti di Cinè, le giornate di cinema di Riccione. «Ho scritto lo storyboard di questa favola a sei anni - ricorda il regista - quindi aspetto di realizzarla da oltre quattro decenni». 

Ne vale la pena, parola di Roberto Benigni, che presta il volto a mastro Geppetto mentre Gigi Proietti è Mangiafuoco e la coppia Papaleo-Ceccherini dà vita al Gatto e la Volpe: «Questo burattino di legno a Natale è un binomio perfetto. Dopo vent’anni da quando io sono stato Pinocchio mi sembra doveroso passare ad interpretarne il padre. E posso dire che, a differenza di tutti gli altri adattamenti, questo è fedelissimo. Con l’happy end e tutto il resto, al punto che non sembra un film di Garrone». E ancora: «Alla fine gli ho detto: Tu hai fatto Gomorra, non è che poi c’infili una strage o fai pigliare un infarto alla Fata Turchina? La gente uscendo dalla sala non ti riconoscerà più, sei proprio sicuro?». 

Lo era. «Guardando girare - continua il Premio Oscar toscano - mi sembrava di ritornare ai tempi in cui ho lavorato con Federico Fellini. Anche lui la mattina arrivava sul set con un biglietto di battute scritte a mano e cucite appositamente per me. E mentre tutti gli altri guardano in una direzione, Garrone rivolge lo sguardo dalla parte opposta, quella giusta».

Benigni è un puro concentrato d’energia: «Questo racconto dice con la voce rotta dall’emozione - è la storia di un amore puro di un papà che ama il figliolo di una tenerezza infinita che non ha da mangiare, come spesso capita ai grandi come Chaplin, eppure si riduce ancora di più alla fame per aiutarlo. Assieme a San Giuseppe, resta il falegname più famoso al mondo e, come lui, rincorre il figlio che scappa di casa. Volete un consiglio? Tenete al cinema il film fino a Pasqua perché fa bene alla salute».

Portare di nuovo in scena la fiaba di Collodi gli fa fare un doppio salto nel passato: “Quando ero bambino non avevo soldi e sognavo di diventare proprietario di un cinema, come Gaspero, che amministrava la saletta da 400 posti del mio paesino. Siccome sapeva che non potevo pagare il biglietto mi lasciava sbirciare dalla tenda e dopo il primo tempo mi faceva entrare di nascosto. Con le mie sorelle correvamo nei campi di grano per guardare le pellicole proiettate nelle arene all’aperto ma le scritte, viste dal retro dello schermo, erano al contrario. E così il primo vero film che ho visto, Ben Hur, pensavo si chiamasse Ruh Neb”.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 4 Luglio 2019, 07:20
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