In "Due" per un Oscar (francese); il regista Meneghetti: «Volevo raccontare una storia di esclusione che unisse il pubblico»

In "Due" per un Oscar (francese); il regista Meneghetti: «Volevo raccontare una storia di esclusione che unisse il pubblico»

di Michela Greco

Il pianerottolo come frontiera, la porta come metafora di esclusione. Filippo Meneghetti ha costruito Due intorno a un “dispositivo architettonico” che diventa lo spazio di un amore intenso, ma senza voce: due donne settantenni, Madeleine e Nina (Martine Chevallier e Barbara Sukowa) si amano in segreto da anni vivendo in due appartamenti, uno di fronte all’altro, all’ultimo piano di un palazzo. Tutti pensano che siano solo vicine di casa, compresi i figli di Mado, finché qualcosa non stravolge il loro equilibrio.


Quarantenne italiano espatriato in Francia da 10 anni, Meneghetti ha costruito con Due un capolavoro di sentimenti e tensione drammatica, consegnando allo schermo una potente dichiarazione di libertà sotto forma di thriller romantico. Risultato: una nomination ai Golden Globe, la responsabilità di rappresentare la Francia agli Oscar, un César e un Prix Lumière come migliore opera prima. Da domani in sala dopo il tutto esaurito all'anteprima al Nuovo Sacher.

L'uso degli spazi è decisivo nel film, come ci ha lavorato?

Per anni ho coltivato l'idea di realizzare una storia di esclusione, ma non trovavo la prospettiva giusta. Quando sono andato a trovare un amico a Verona ho scoperto che le sue vicine di casa, rimaste entrambe vedove, vivevano come Nina e Madeleine per tenersi compagnia: con le due porte sempre aperte e il pianerottolo che era un prolungamento delle loro abitazioni.

Il nascondersi di Nina e Mado nasce dalla paura del rifiuto, un tema attualissimo in questi giorni in cui si discute del DDL Zan...

Con questa storia ho detto ciò che volevo dire.

I francesi usano l'espressione "predicare ai convertiti": ecco, volevo evitare di parlare solo a chi è già d'accordo. Mi interessava fare un film in cui alla fine lo spettatore dimentica l'età e l'orientamento sessuale delle protagoniste.

Tutti i personaggi sono ricchi di sfumature, la badante fa da detonatore e spesso è difficile anche accogliere Nina e la sua irruenza...
Io e la co-scenaggiatrice Malyson Bovorasmy volevamo che non ci fossero vittime. Ci piacciono i personaggi moralmente ambigui, quelli che fanno cose non condivisibili, anche perché a tutti noi capita di farne. La badante (Muriel Benazeraf) è un elemento di genere, usato con divertimento, che alimenta una piccola guerra.

Come ha scelto queste due attrici straordinarie?

Cercavo due attrici che avessero il coraggio di raccontare la loro età con onestà. Viviamo in una società ossessionata dalla perfezione e dalla bellezza e finiamo per sentirci tutti a disagio coi nostri corpi, perché i modelli non sono plausibili. Sento la responsabilità di fare immagini che vadano in un'altra direzione.

Due è stato già visto in diversi paesi, c'è stata qualche reazione degli spettatori che l'ha stupita?

Moltissime, in tanti mi hanno raccontato le loro storie. Ho anche ricevuto lettere di persone contrarie alle tematiche lgbt che mi hanno detto che alla fine sentivano queste donne come sorelle. Queste cose danno un senso al lavoro che ho fatto.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 5 Maggio 2021, 08:39
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