Via alla Festa del Cinema con Il Colibrì. Favino: «Sono un uomo circondato dalle donne, come nella vita»

Via alla Festa del Cinema con Il Colibrì. Favino: «Sono un uomo circondato dalle donne, come nella vita»

di Alessanda De Tommasi

La 17° Festa del cinema di Roma ha aperto ieri i battenti alla presenza della madrina Geppi Cucciari: in scena nella Capitale fino al 23 ottobre, apre le danze con “Il colibrì” di Francesca Archibugi, in sala da oggi in 460 sale italiane (dopo la premiere mondiale al Festival di Toronto).

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Il film, tratto dall’omonimo romanzo Premio Strega di Sandro Veronesi (edito da La Nave di Teseo), racconta la storia di un uomo, Marco Carrera, a partire dagli anni 70 quando incontra Luisa, il grande amore della vita (Berenice Bejo), anche se poi sposerà un’altra. Da adulto gli presta il volto Pierfrancesco Favino, alle prese con la moglie Marina (Kasia Smutniak), la figlia Adele (Benedetta Porcaroli, in sala oggi anche con l’opera prima di Carolina Cavalli, “Amanda”) e con il terapeuta di lei, Carradori (Nanni Moretti, che la regista aveva contattato sei volte in trent’anni per un ruolo, prima di riuscire a convincerlo). Proprio come l’uccellino del titolo, anche Marco riesce a far fronte alle avversità con inspiegabile tenacia ma senza grandi mutamenti.

«Quello che mi è piaciuto del romanzo di Veronesi – spiega l’attore romano - è il personaggio che interpreto, con un tipo di mascolinità che non viene raccontata spesso al cinema. È un uomo circondato da donne, esattamente come capita a me nella vita (con la compagna Anna Ferzetti ha due figlie, Greta e Lea, ndr), mette sempre gli altri prima di sé, una caratteristica che sento molto vicina e mi piace il fatto che abbia una mascolinità che non ruota sull’ossessione della sessualità.

Ci sono aspetti della vita di quest’uomo che credo ci riguardino tutti quanti. Ecco perché quando mi è arrivata la proposta non ci ho pensato molto, ho detto subito: “Che figata”».

«Avevo grande timore di prendere parte a questo progetto, di distruggere questo film – confessa invece Kasia Smutniak – perché ho amato moltissimo il romanzo, l’ho trovato spirituale nel messaggio che porta, nella speranza raccontata in questo finale ambientato nel futuro (nel 2030, ndr). Per me Marina rappresenta una persona che vive incastrata in uno schema che prevede una ricerca della felicità disperata». Ancora una volta, insomma, un personaggio dal respiro universale in cui il pubblico non fatica a identificarsi. Nella prima giornata di festival, poi, James Ivory ha presentato il film da regista A” cooler climate”, prima di ricevere il premio alla carriera. Ha debuttato anche la docu-serie “The last movie stars” su Paul Newman, diretta da Ethan Hawke (assente a Roma), a dicembre su Sky e NOW.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 14 Ottobre 2022, 07:33
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