Ozpetek, il nuovo film "La dea fortuna". Il regista: «Mette alla prova l’amore. Mina? Decisiva per me»

Ozpetek, il nuovo film "La dea fortuna". Il regista: «Mette alla prova l’amore. Mina? Decisiva per me»

di Michela Greco
Le esplosioni di colore e l’ombra della morte, condomini che diventano comunità, slanci amorosi e tavole imbandite che si mescolano con psicodrammi e fratture emotive. Il sarcasmo come dimostrazione di affetto e la fragilità come segno di forza. Ferzan Ozpetek mette in pentola tutti gli ingredienti della sua cucina narrativa già nelle primissime scene di "La dea fortuna", il suo nuovo film in sala da domani che sembra legato a doppio filo, sotto molti aspetti, a "Le fate ignoranti"

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«Volevo essere libero di raccontare una storia che mi assomiglia molto. Sì, questo film è un po’ come un ritorno a casa», dice il regista italo-turco, che ha richiamato Stefano Accorsi e gli ha affiancato Edoardo Leo e Jasmine Trinca per intonare gli assoli di un film, per il resto, molto corale. I primi due sono rispettivamente Arturo e Alessandro, traduttore occhialuto l’uno, idraulico prestante l’altro. In coppia ormai da tanti anni, accolgono in casa i due figli della terza, Annamaria, ragazza madre e amica storica che deve fare accertamenti medici in ospedale per qualche giorno. Proprio in coincidenza con l’arrivo dei bambini, tra Arturo e Alessandro scoppia la crisi. «Tutto è nato dalla telefonata di mia cognata che, due anni fa, mi ha chiamato per dirmi che mio fratello aveva un cancro e che se fosse successo qualcosa anche a lei, avrei dovuto occuparmi dei suoi figli con il mio compagno. Le ho detto subito ok, certo. Poi mi è venuta l’ansia».

Ambientato in un appartamento - con grande terrazza - simile a quello de “Le fate ignoranti”, popolato da una tribù simile a quella di quel film del 2001 (ci sono Serra Yilmaz, Filippo Nigro e poi Pia Lanciotti e Cristina Bugatty), “La dea fortuna” mette i suoi eroi alla prova del tempo e delle avversità. «Al cinema si racconta sempre il primo incontro, soprattutto tra persone dello stesso sesso - ha commentato Ozpetek, di cui si vedranno presto la versione teatrale di “Mine vaganti” e quella televisiva di “Le fate ignoranti” - io ho voluto raccontare la fine, quando il rapporto cambia. Molti amici si sono riconosciuti in questa storia in cui c’è il mio stato d’animo attuale».

Tra le musiche di Mina - «la persona più importante della mia vita negli ultimi anni», dice il regista - e di Diodato, è il caso, la dea fortuna, a irrompere nelle relazioni. «Come il mio personaggio, che arriva in modo disordinato - spiega Jasmine Trinca - e trasforma una situazione sclerotizzata. Il sentimento può essere una potenza trasformatrice e quando il caso bussa alla porta, sta a noi cavalcarlo e, magari, trasformare il dolore in amore». Sul finale compare anche Barbara Alberti, nonna dei due bambini molto - troppo - caratterizzata da strega: «Mio figlio mi aveva detto che Ozpetek cercava una vecchia cattiva con la faccia da carogna. Quando mi sono rivista mi sono fatta paura, non lo farò mai più», ha scherzato.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 18 Dicembre 2019, 08:05
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