Pierfrancesco Favino: «Sono un D'Artagnan goffo e bambinone»

Pierfrancesco Favino: «Sono un D'Artagnan goffo e bambinone»

di Alessandra De Tommasi
RICCIONE – Siamo in piena estate eppure il cinema punta già al Natale. O almeno così sembra a Cinè, le giornate professionali di Riccione che ospitano tutte le novità in arrivo sul grande schermo fino alla fine del 2018. Non stupisce allora che sia uno degli artisti dell’anno, Pierfrancesco Favino (prossimamente nei panni di Tommaso Buscetta per Marco Bellocchio nel Traditore), ad anticipare la nuova commedia targata Vision Distribution di Giovanni Veronesi, Moschettieri del re, in arrivo in sala il 27 dicembre con un’esilarante versione del racconto di Dumas. Nelle inedite vesti di D’Artagnan, in chiave da supereroe un po’ arrugginito, dopo 30 anni d’inattività, torna al servizio della Regina rispolverando la spada in una “favola d’avventura” – come l’ha ribattezzata – assieme a un trio di compagni irresistibili (Valerio Mastrandrea, Rocco Papaleo e Sergio Rubini). Con il baffetto all’insù, la erre moscia alla francese e una cadenza da Clouseau ha intrattenuto il pubblico durante la pausa dal set, diviso tra Liguria e Basilicata.
Favino, chi è il suo D’Artagnan?
«Un bambinone. E quando penso a lui non posso che immaginare come reagirebbero le mie figlie in sue presenza. Io so che mi sono divertito tantissimo nei panni di questo miles gloriosus, nel senso che è animato da idee goffe e infantili però nell’accezione più bella del termine. Il film mette insieme tante cose e spazia dal realismo ai toni fiabeschi, che poi conquisteranno il pubblico. Quando recito penso proprio alle famiglie italiane che andranno a vederlo».
Cosa ammira di lui?
«L’animo pulito, perché riflette un lato di ognuno di noi».
Sente la pressione di mettere in scena un gigante della letteratura?
«La responsabilità c’è e si sente tutta perché i Moschettieri fanno parte di un immaginario collettivo fortissimo e appartengono alla cultura mondiale. Appena me l’hanno proposto ho subito pensato: “Figo!”».
Quando capisce di essere “a cavallo”, cioè di aver centrato il film giusto?
«In questo caso “a cavallo” ci sto nel senso più letterale del termine, perché recitare questo ruolo ha comportato un certo impegno fisico, non a caso oggi mi presento qui con graffi e ammaccature varie. Una volta sono persino caduto da un’asina ferma».
Tornerà a condurre il festival di Sanremo?
«Il festival mi ha dato l’opportunità di far vedere che posso fare di più di quanto la gente creda. Si crede che valga l’equazione: “sei i film che fai”, invece mi sono scrollato di dosso l’etichetta da intellettuale. Mi sento invece nazionalpopolare e Sanremo mi ha offerto una grande occasione. Sento quotidianamente Claudio Baglioni…e non metto limiti alla provvidenza».
Interpreterà anche Bettino Craxi nell’imminente film di Gianni Amelio “Hammamet”?
«C’è la possibilità, ma ancora non la certezza».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 4 Luglio 2018, 09:07
© RIPRODUZIONE RISERVATA