Fantozzi compie 40 anni: auguri
al ragioniere più famoso d'Italia

Fantozzi compie 40 anni: auguri ​al ragioniere più famoso d'Italia

di Claudio Fabretti
Quarant’anni fa sbarcava nelle sale cinematografiche uno dei personaggi comici più dirompenti e dissacranti della storia italiana. Una maschera destinata a influenzare profondamente il costume e il lessico, con una sfilza di frasi-cult. Tutti i segreti di Fantozzi, lo sfortunatissimo ragioniere nato dalla penna di Paolo Villaggio.





Il 27 marzo 1975 il ragionier Ugo Fantozzi saliva per la prima volta sulla sua Bianchina, destinazione Ufficio Sinistri di un'imprecisata Megaditta. Tutto ciò, nelle sale cinematografiche, perché il personaggio letterario era già attivo da qualche anno: dal 1968, quando Paolo Villaggio iniziò a pubblicare sull'Europeo i racconti ispirati alle gag che lui stesso interpretava in tv a Quelli della Domenica, e dal 1971, quando i monologhi di Fantozzi furono raccolti da Rizzoli nel primo di una serie di libri-bestseller.

Ma nei cinema l'avvento di quell'impiegato-alieno in mutande ascellari e baschetto d'ordinanza, marito frustratissimo della casalinga Pina, fu uno choc.



L'Italia era improvvisamente nuda. Con le sue meschinità e ruffianerie, prepotenze e discriminazioni. Uno spaccato di desolazione aziendale che Villaggio aveva mutuato dalla sua esperienza all'Italsider. In quei corridoi interminabili sono nati idealmente personaggi leggendari, come lo zelante ragioniere-animatore Filini, il cialtronissimo geometra Calboni, l'agognata (e brutale) signorina Silvani, più una pletora di megadirettori - galattici, centrali o laterali - dal subdolo Duca Conte Balabam al Visconte Cobram, passando per il temutissimo cinefilo Riccardelli, quello della Corazzata Kotemkin, che scatenerà in Fantozzi la più celebre delle ribellioni, suggellata da 92 minuti di applausi.



Feroce ed esilarante al contempo, la saga di Fantozzi avrebbe cambiato per sempre la comicità, ma anche il lessico, attraverso una sfilza di aggettivi e frasi cult. E poi i simboli: la lotta di classe non era più flanella contro cachemire, ma scrivania nel sottoscala contro poltrona in pelle umana, naif jugoslavo alla parete contro acquario con gli impiegati che nuotano.



Una maschera geniale a cui si può perdonare l'agonia degli ultimi capitoli della saga, iniziata sotto lo sguardo grottesco di Luciano Salce. Oggi, come allora, di Fantozzi e della sua satira al vetriolo, c'è un disperato bisogno: «Venghi, ragioniere, venghi».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 27 Marzo 2015, 08:08
© RIPRODUZIONE RISERVATA