Finisce un'epoca. Il mondo si evolve, il costume si trasforma e l'Italia manda finalmente in soffitta la censura cinematografica che, dal 1913 a ieri, ha vietato, modificato, tagliato, addirittura bloccato centinaia di film. Da Totò e Carolina del 1955 a fino a Ultimo Tango a Parigi di Bernardo Bertolucci, mandato al rogo nel 1976, mentre a Totò che visse due volte di Cipì e Maresco nel 1998 venne negata l'uscita in sala. Ieri il ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha dato l'annuncio che tutti aspettavano da anni: «Abolita definitivamente la censura cinematografica, definitivamente superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti». Contestualmente, Franceschini ha firmato il decreto che istituisce la Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche presso la Direzione Generale Cinema del Ministero.
REGOLAMENTAZIONE
Cosa cambia in concreto? Se ieri, per uscire nei cinema, un film doveva ottenere il nulla osta della censura dotata del potere non soltanto di imporre dei tagli o il divieto ai minori ma anche di bloccare l'uscita stessa, ora non serve più il visto preventivo: la neonata commissione, guidata dal Presidente emerito del Consiglio di Stato, Alessandro Pajno, e composta da 49 esperti, potrà soltanto verificare la corretta classificazione delle opere cinematografiche da parte degli operatori. Saranno cioè i produttori e i distributori, applicando una sorta di autoregolamentazione, a decidere se il loro film è adatto a tutti o dovrà avere delle restrizioni di età. Agli esperti, e nell'esclusivo interesse dei minori, toccherà convalidare la congruità della classificazione. Queste le categorie previste: opere per tutti, opere non adatte ai minori di anni 6, opere vietate ai minori di anni 14 (ma a 12 anni compiuti e con un genitore si possono vedere), opere vietate ai minori di anni 18 (ma a 16 anni compiuti e con un genitore si possono vedere).
La nuova regolamentazione ricalca i sistemi in vigore nel resto del mondo, dall'America alla Francia. E smantella la censura che in più di un secolo ha imperversato all'insegna della vigilanza politica (soprattutto negli anni del fascismo) e religiosa, soprattutto in difesa del comune senso del pudore.
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Totò e Carolina di Monicelli venne bocciato perché aveva per protagonista una ragazza madre, argomento tabù negli anni Cinquanta.
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OSSESSIONI
Proprio l'oltraggio al pudore e la difesa del buon costume hanno rappresentato, nei decenni, le principali ossessioni della censura. E là dove non arrivavano le fobici ministeriali, interveniva la solerzia molralistica di magistrati come il leggendario pretore siciliano Vincenzo Salmeri che sequestrava i film in odore di «indecenza» dopo aver multato le turiste in minigonna. In occasione della mostra Cinecensura, allestita dallo stesso Ministero, si è calcolato che dal 1944 a oggi le commissioni «di revisione cinematografica» (furono chiamate così dalla riforma del 1962) abbiano visionato 34433 lungometraggi vietando l'uscita di 274 titoli italiani, 130 americani e 321 di altri Paesi. I film ammessi in sala dopo modifiche sono stati 10092, un terzo del totale. L'abolizione delle censura non poteva aspettare ancora.
Ultimo aggiornamento: Sabato 18 Febbraio 2023, 19:03
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