Christian Bale in Le Mans '66 - La grande sfida: «In questo film sarò un burbero bastardo»

Christian Bale in Le Mans '66 - La grande sfida: «In questo film sarò un burbero bastardo»

di Alessandra De Tommasi
 Arriva al cinema la gara di Ford contro Ferrari, una delle competizioni automobilistiche ad alta velocità più appassionanti del secolo scorso. Nel film Le Mans ’66 – La grande sfida, appena arrivato in sala e presentato in anteprima al Festival di Toronto, Christian Bale interpreta il pilota Ken Miles. Spetta a lui il merito di aver riscritto le sorti del colosso americano, fino agli Anni Sessanta sconfitto sulla pista dalla scuderia italiana (al cui patron nel film presta il volto Remo Girone). In quest’epica battaglia l’attore gallese vanta la presenza del Premio Oscar Matt Damon, spalla formidabile nel ruolo di Carroll Shelby, unico al mondo a credere nelle potenzialità di Miles e a vedere al di là di un carattere irascibile. Dopo essere stato supereroe nella saga del Cavaliere Oscuro (e aver ceduto la maschera di Batman prima a Ben Affleck e prossimamente a Robert Pattinson), ha stupito tutti nei panni del politico Dick Cheney per Vice e ora, con decine di chili in meno, è pronto a sorprendere con l’ennesima trasformazione.

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Cosa sapeva di questo pilota prima di accettare il ruolo?
«Assolutamente niente, come credo la maggior parte delle persone, perché è un eroe sconosciuto nel mondo delle corse. Eppure ha combattuto, da inglese, al D-Day e ha servito in Europa la sua patria, assistendo alla liberazione del campo di concentramento di Bergen-Belsen. E poi è diventato il pilota dei piloti, uno di quelli con il fuoco puro della passione. Le sue prodezze alla corsa di Le Mans del 1966 sono leggendarie, eppure non ne conoscevo alcuna.»

È orgoglioso di portare alla luce le sue gesta e conferire loro il giusto tributo?
«Non credo che lui ci avrebbe fatto caso, gli altri piloti lo ammiravano proprio perché non correva per la gloria ma per la purezza della velocità stessa. La sua più grande forza era anche il suo tallone d’Achille, il fatto di non accettare compromessi e restare fedele alla parte più fisica e meccanica del lavoro»

Il che faceva arrabbiare parecchia gente.
«In effetti rendeva gli altri molto nervoso al punto che non lo volevano mai assumere. Al posto suo sceglievano uno più giovane e di più bell’aspetto»

Non le sembra la stessa cosa a Hollywood?
«In questo genere d’industria dove l’immagine conta per vendere le regole sono oggi anche più spietate di allora. Il regista James Mangold sul set mi diceva spesso che Ken gli sembravo io, penso si riferisce al nostro caratterino»

Come dargli torto?
Preferisce un supereroe con mantello e maschera o un uomo realmente esistito?
Interpretare una persona vera mi mette addosso un carico enorme di responsabilità e pressione. Vedere il film con la famiglia di Ken, che peraltro viene definito come un burbero bastardo – anche se di talento - rappresenta per me la sfida maggiore, ho provato puro terrore alla sola idea.

Guida un bolide anche lei?
«Macché, ho una Toyota Takoma usata e non potrei esserne più felice»










 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 15 Novembre 2019, 07:50
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