Checco Zalone: «Non sono razzista, siamo alla psicosi del politicamente corretto»

Checco Zalone: «Non sono razzista, siamo alla psicosi del politicamente corretto»
Checco Zalone, intervistato da Aldo Cazzullo sul "Corriere della Sera", ha ribattuto alle polemiche su "Immigrato", il brano contenuto nel trailer del suo ultimo film "Tolo-Tolo". 
 


Nelle scorse settimane il comico pugliese era finito nell’occhio del ciclone a causa della sua ultima canzone, che ha fatto indignare moltiì perché ritenuta piena di contenuti razzisti. «Purtroppo non si può dire più nulla – ha detto Zalone – se riproponessi certe imitazioni di dieci anni fa, mi arresterebbero. Oggi non potrei scherzare come facevo, che so, su Tiziano Ferro, o sugli uominisessuali».

L’attore ha poi proseguito sull'argomento: «L’unica cosa atroce qui è la psicosi del politicamente corretto. C’è sempre qualche comunità, o qualche gruppo di interesse, che si offende».  E a chi gli ha dato del razzista, ha risposto: «Escludo che qualcuno possa essere così stupido da pensarlo davvero. Non sono razzista neanche verso i salentini, che per noi baresi sono i veri terroni. E neppure con i foggiani, anche se molti di loro si sono risentiti per una canzone che ho cantato da Fiorello. E chiedo scusa pure ai calabresi: nel nuovo film c’è una battuta terribile su Vibo Valentia».

Ad alcune domande sulla sua fede politica, ha ironicamente smentito le voci che lo volevano di sinistra: «Ho votato per la prima volta nel 1996: Berlusconi secco. Perse. Per un po’ mi sono astenuto. L’ultima volta ho votato Renzi. E ha perso pure lui». Mentre ha dichiarato di non capire fino in fondo né le Sardine, né Salvini

Il suo nuovo film, “Tolo Tolo", in uscita il 1 gennaio, parla di un italiano che, per sfuggire da debiti, si trasferisce in Africa. Ma in seguito allo scoppio della guerra civilie, tenta di rientrare in Italia, unico bianco tra i profughi. «È stata un’esperienza straordinaria. Abbiamo girato in Kenya, in Marocco, a Malta, dove abbiamo ricreato i campi di detenzione libici. Venti settimane di lavoro durissimo». E sul  suo esordio come regista in questo film ha dichiarato: «Stavolta il regista doveva essere Paolo Virzì. Ma mi sono reso conto di essere ingombrante. Forse ero troppo preoccupato di ripetere il successo di “Quo vado”. Fatto sta che gli ho detto: “Voglio farlo io”»
Ultimo aggiornamento: Domenica 22 Dicembre 2019, 19:36
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