Cannes 2015, super-sfilata di stelle
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Cannes 2015, super-sfilata di stelle sul red carpet della Croisette

di Ilaria Ravarino
CANNES - «Attenzione, c'è un pacchetto sospetto sulla Croisette», titolava ieri il giornale satirico Charlie Hebdo nel giorno dell'inaugurazione del Festival di Cannes.



Solo che l'obiettivo del settimanale, vittima dell'attacco terroristico dello scorso gennaio, stavolta non erano gli estremisti islamici, ma l'icona Catherine Deneuve. Raffigurata in copertina, grassa, debordante e abbandonata (come una bomba) sul lungomare di Cannes. «Non ho visto quel disegno - ha commentato ieri Deneuve, protagonista del film d'apertura La Tête Haute - ma non ho bisogno di comprare il giornale per intuire di cosa si tratti. Spero solo che la vignetta, oltre che cattiva, sia anche divertente».



Elegante nell'incassare la stoccata, commossa sulla Croisette e abile come sempre a evitare ogni domanda, Deneuve è stata la prima diva a calcare il tappeto rosso del festival. La prima e, dal suo punto di vista, anche l'unica: «I social network hanno ucciso il divismo. Non dico che non ci siano più star, ma quello che si è perso completamente è il glamour. Oggi si può pubblicare ogni dettaglio della propria vita su Facebook: ma dov'è finito il gusto per il mistero? Il vero divo ha dei segreti. E li tiene tutti per sé».



Non è così per Cate Blanchett, che, attesa al festival per il film Carol (sulla storia di una coppia omosessuale) ieri ha rivelato: «Ho amato molte donne». Riuscendo, con una sola battuta concessa al giornale Variety, a rubare la scena persino alla nutrita pattuglia di star nella giuria del concorso, da Sienna Miller a Jake Gyllenhaal, passando per Joel ed Ethan Coen e Sophie Marceau.



«Come lavoreremo in giuria? Ci divideremo in due team: quelli che stanno con Joel e quelli che stanno con Ethan», ha scherzato Gyllenhaal, il più loquace dei giurati e «molto onorato di essere a un festival come quello di Cannes, che mi permette di vedere i film prima degli altri e gratis».



Caustici e sintetici, i due fratelli presidenti di giuria hanno sottolineato più volte il loro ruolo di «giurati, e non critici. Non premieremo il film più bello, ma quello che avrà emozionato la maggior parte di noi», sottolinea Joel. Che, insieme al fratello, ha voluto ribadire la superiorità della sala su qualsiasi altro schermo («Non venitemi a dire che c'è gente che preferisce guardarsi Lawrence d'Arabia su iPhone») e quella del cinema su qualsiasi altra arte. Televisione inclusa: «Non guardo la tv da dieci anni - dice Ethan - Il che non vuol dire che oggi non vengano prodotte delle belle serie. Semplicemente, non mi interessa».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 14 Maggio 2015, 09:31
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