Persino Anthony Hopkins è un suo fan, al punto da mandarle una lettera di elogi. Si è emozionato?
«Sono rimasto a bocca aperta davanti a un simile onore. Mi considero un uomo fortunato perché la mia famiglia è splendida, da 30 anni ho una moglie eccezionale e sono padre di una ragazza incredibile che ha deciso di intraprendere il mio stesso lavoro. E per vivere racconto storie, il bisogno più antico dell'uomo».
La scelta più estrema per un ruolo?
«Perdere nove chili in dieci giorni per un film oppure lasciarmi circondare da 70mila api. Una mi ha punto sulla spalla e l'apicoltore ha rimosso subito il pungiglione. L'altra puntura era dove non batte il sole e lui ha detto: Amico, stavolta devi cavartela da solo».
Con l'avvento di piattaforme come Netflix, il destino della sala è segnato?
Se lo immagina un film di Breaking Bad?
«Sarebbe stato un film tremendo perché in due ore avrebbe dovuto condensare l'evoluzione di un personaggio complesso come Walter. Impossibile, anche se il mondo viaggia veloce e i ragazzi oggi vogliono tutto e subito. Abbiamo dimostrato che la pazienza paga e premia, perché coinvolge il pubblico nelle scelte del personaggio».
Che effetto le ha fatto dirgli addio?
«Ho pianto, perché è stato il finale perfetto di un'avventura incredibile».
Che cosa le riserva il futuro?
«La regia di un film, la produzione di quattro serie e uno spettacolo teatrale a Londra. E questo è solo l'inizio».
La ritroveremo nel prequel Better Call Saul?
«Chissà! Per ora mi limito a guardarla come spettatore».
Cos'ha imparato da Walter?
«Che con la chimica si fanno un sacco di soldi. Scherzi a parte, tornando indietro, mi sarei applicato di più a studiarla a scuola perché la chimica è vita».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 21 Luglio 2017, 08:52
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