Ambra: «Noi, Brave ragazze e rapinatrici nei ruggenti 80»
di Michela Greco
Brave ragazze è un'immersione negli anni '80, che effetto le ha fatto?
Sono nata nel '77, quegli anni li ho vissuti e mi sono piaciuti un sacco. Avevo due fratelli di 8 e 10 anni più grandi di me e i loro poster erano per forza di cose anche i miei. C'erano i Duran Duran, Madonna, gli Spandau Ballet. Sono figlia di quegli anni lì più che degli anni '90, quando già lavoravo e avevo a che fare con gli avvocati, i contratti, le querele. Negli '80 ero ancora una ragazzina vera, sana.
Lavorò con Michela Andreozzi proprio a Non è la Rai...
Lei era in redazione e prestava la voce a noi ragazze: ero ammirata dalla sua creatività, già allora si vedeva che era un vulcano, cantava, scriveva, ci gestiva. Quando ho visto il percorso che ha fatto mi sono sentita meno sola: l'ho vista rischiarsela varie volte in vari generi e contesti e ho pensato che allora non sono proprio matta e che c'è qualcun altra che cammina come me.
Cosa le piace di più di Brave ragazze?
Il fatto che sia un film gentile, cosa rara di questi tempi. Si possono raccontare con intenti positivi anche fatti negativi e noi abbiamo narrato fatti scomodi in un modo educato.
Pensa che una forma di rivolta alla Robin Hood sia necessaria ogni tanto?
Più che rubare ai ricchi per dare ai poveri io mi privo di quello che ho in eccesso per darlo ad altri. Posso farlo in quanto persona più piazzata di altre a livello economico e sociale. Il consiglio che do è: rubate a voi stessi, se ne avete in più, e date ad altri.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 4 Ottobre 2019, 08:28
© RIPRODUZIONE RISERVATA