Alessandro Borghi promuove Napoli: è una città cambiata in meglio. A differenza di Roma.

Alessandro Borghi promuove Napoli: è una città cambiata in meglio. A differenza di Roma.
Alessandro Borghi, talentuoso attore romano, ha assistito all'anteprima a Pompei del film "Napoli Velata" nell'ambito dell’Italian Movie Award in svolgimento in questi giorni nella cittadina campana. Borghi ha letteralmente conquistato il pubblico di Pompei, introducendo la proiezione del film di Ferzan Ozpetek, per poi parlare del suo rapporto con la città di Napoli. E qui, a sorpresa, arriva una promozione per il lavoro della giunta comunale, che, secondo Borghi, avrebbe rilanciato la città. «Napoli è come Roma, c’è cuore, passione e impulsività. Durante le riprese, ho trovato una città cambiata, decisamente in meglio, a differenza di Roma».




Poi, parlando del capoluogo campano raccontato nel film, arriva anche una stoccata a Gomorra, la Serie: «La Napoli di Ozpetek è molto diversa da quella che siamo stati abituati a vedere negli ultimi anni, ad esempio in ‘Gomorra – La Serie’. È fatta di cose belle, immersa in un thriller che non intende affrontarne i problemi. Tre cose di Napoli che mi porto dentro? Lo spirito, la fisicità e l’accoglienza dei napoletani»



Poi Borghi parla del cinema italiano che, pur dibbattendosi tra mille difficoltà economiche, riesce comunque ad emergere con pellicole di grande valore: «Gli esercenti dovrebbero cominciare a comportarsi come persone che vogliono portare la gente al cinema. Spesso le sale sono in stato di abbandono e hanno costi proibitivi: una famiglia non può spendere 50 euro per una serata. Il cinema è un culto. Non può e non deve morire, è uno dei fondamenti della nostra cultura, è un nostro patrimonio. Piattaforme come Netflix e sale non devono essere concorrenti. Ogni anno non perdiamo occasione di dimostrare che siamo capaci di fare come gli americani ma con un trentesimo delle loro risorse economiche: ‘Non essere cattivo’ di Claudio Caligari è costato 700mila euro (distribuito in 30 copie, che divennero 15 dopo la nomina agli Oscar, per lasciare spazio ai cinepanettoni: il paradosso del nostro sistema cinema); ‘Il più grande sogno’ di Michele Vannucci ne costò 30mila (e lo portammo a Venezia); giriamo un film di Sergio Castellitto in sole due settimane, e in ‘The Place’ di Paolo Genovese, che vede la partecipazioni di molti attori, ognuno di noi ha avuto solo 3 giorni per girare.
Dell’America, apprezzo l’informalità. Alla riunione con Netflix, il CEO mi ha accolto sulla sdraio in infradito. A noi piace fare i seri. A noi piace fare e non essere, invece dovremmo essere e non fare. La globalizzazione (vedi Netflix) è la nostra grande fortuna. Per fare i film cerca talenti, non raccomandati
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Ultimo aggiornamento: Domenica 5 Agosto 2018, 19:50
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