Al Pacino: "L'aereo della mia carriera
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Al Pacino: "L'aereo della mia carriera non è ancora atterrato"

di Ilaria Ravarino
VENEZIA - "L'aereo della mia carriera non ancora atterrato". Cos Al Pacino, ieri al Festival di Venezia con la doppietta di film Manglehorn di David Gordon Green (in concorso) e The Humbling di Barry Levinson, ha cancellato in un colpo solo ogni speculazione sulla sua leggendaria carriera.

A dare la velenosa sponda il tema stesso dei film, in cui la star interpreta due personaggi "maturi" e vicini al fallimento: "Non ho rimpianti nella mia carriera, anche se ogni mattina mi alzo e penso che dovrei abbandonare la recitazione - ha detto - Ho certamente avuto qualche problema durante la mia vita, ma per fortuna non posso dire di essere mai stato depresso. I miei tre figli sono stati sempre una fonte di illuminazione per me".











A Venezia da qualche giorno per ritirare il premio della Fondazione Mimmo Rotella (da ieri Pacino è cittadino onorario di Catanzaro), l'attore si è definito "orgoglioso di essere italiano, anche se non parlo ancora la lingua", e nei suoi giudizi su Hollywood si è mantenuto in diplomatico equilibrio: "Di Hollywood non ho molto da dire. Un film è un film e basta. Certo in California le cose sono cambiate perchè l'economia è cambiata, la vita stessa è cambiata. Non si possono più permettere di fare film come quelli che faceva Orson Welles. La vita va avanti. Ma ho visto ultimamente con i miei figli piccoli I guardiani della Galassia, mi è sembrato pieno di immaginazione e fantasia".



Quasi impossibile, oggi, rubare la scena a una delle star più amate dal pubblico occidentale. Eppure ci ha provato l'Italia, con la fugace apparizione di Ambra Angiolini al Lido per ritirare il Premio Cariddi e due film, Anime Nere di Francesco Munzi e l'opera prima Senza nessuna pietà di Michele Alhaique, riusciti (in misura diversa) a ritagliarsi attenzione. Passato in concorso ieri, il film di Munzi ha colpito al cuore la stampa internazionale, che oggi lo paragonava sulle pagine dei maggiori quotidiani a una sorta di "nuova Gomorra" in predicato per uno dei premi maggiori.



Più contenuto, e limitato ai confini nazionali, l'entusiasmo per Senza nessuna pietà, crime story romantica interpretata da Pierfrancesco Favino, ingrassato di venti chili per il ruolo, sullo sfondo di una Roma impietosa e violenta. "Siamo al Lido oggi, nel giorno di Al Pacino, l'attore cui tutti noi siamo immensamente debitori - ha detto Favino -. Io per questo film ho scelto di ingrassare, ma non avevo scelta: dovevo sentirmi ingabbiato, sentire il peso del corpo su di me, guardare negli occhi la mia compagna per capire cosa significa vivere in un corpo di quelle dimensioni".

Ultimo aggiornamento: Sabato 30 Agosto 2014, 18:54
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