Una famiglia Addams troppo radical chic

Una famiglia Addams troppo radical chic

di Boris Sollazzo
Il cuore dice che mettere questo film in questa rubrica è sbagliato e ingiusto. Il cervello dice che rispetto a questo prodotto medio - e solo a tratti mediocre - di cinema d'animazione, in sala troviamo ben di peggio. In generale, ma soprattutto questa settimana. La pancia, però, si ribella. Soprattutto quella di chi con l'immaginario in bianco e nero di questi meravigliosi folli, raffinati e scombinati, ci è cresciuto. Perché va bene tutto, pure la famiglia Addams che in questa origin story sembra quasi radical chic, quando era irrimediabilmente snob; il jingle che arriva al momento giusto; l'arguzia e il sarcasmo con cui loro sfuggono alla persecuzione rifugiandosi in un manicomio - in cui allargano il nucleo familiare con un ex paziente - andandosene in un posto «in cui nessuno con sale in zucca andrebbe neanche morto», ovvero il New Jersey; Lurch che canta i R.E.M. in una scena che vale il prezzo del biglietto (anche se non è che c'azzecchi troppo).
Tutte belle idee, ma quel telefilm elegante e irrimediabilmente e orgogliosamente da outsider che diventa mainstream perché se ne fan beffe, persino l'animazione targata Hannah e Barbera così come i due lungometraggi live action che ancora ci fanno sognare Christina Ricci con le treccine, ci regalavano quell'elemento disturbante, straniante, svitato che qui manca. Non senti l'inquietudine, l'atmosfera dark sia pur ironica, non c'è quella sensazione di incontrare qualcuno e qualcosa di diverso. Siamo di fronte a un family movie innocuo, ben fatto - ma niente di più - che della vera famiglia Addams ha solo il tratto del disegno originale della striscia di Charles Addams. Gomez e gli altri sembrano un Hotel Transilvania che non ce l'ha fatta, sembrano terribilmente imborghesiti. Il peggior difetto per adorabili aristocratici come loro.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 6 Novembre 2019, 08:39
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