Aladdin, stavolta la magia non riesce
di Boris Sollazzo
Il risultato è controverso. Se il protagonista è in parte e con la sua agilità da cartone animato, insieme agli effetti speciali e alla solita irrequietezza di Guy Ritchie ricostruisce un'atmosfera adatta al racconto, narrativamente invece siamo parecchio indietro. Perché i 27 anni si sentono tutti: Jasmine (ma che c'entra Naomi Scott con lei, poi?) che fa la principessa femminista è un'eredità piuttosto pesante del #metoo, così come la rinuncia ai siamesi del prossimo La carica dei 101 live action per non essere politicamente (e razzisticamente) scorretti. E ancora di più pesa il tentativo di normalizzare il Genio, vero e proprio eccentrico e anarchico prima e ora gigante buono e persino innamorato.
C'è poi da dire che Robin Williams dava al suo genio della lampada una personalità straripante e irresistibile, mentre Will Smith, pur più in forma rispetto al recente passato, non riesce a essere all'altezza del predecessore. Il resto è buona volontà e tanta computer grafica, tanto da chiedersi che senso abbia fare un live action che non smette di sembrarti mai un cartone animato. Se non per, giustamente, i nostri bambini, che il vecchio Aladdin non lo conoscono e si divertiranno con questo, più fracassone e action.
ALADDIN di Guy Ritchie con Mena Massoud, Naomi Scott, Will Smith e Marwan Kenzari
Ultimo aggiornamento: Martedì 28 Maggio 2019, 07:43
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