Toulouse-Lautrec, opere e foto arrivano a Roma:
l'imperdibile mostra all'Ara Pacis

Toulouse-Lautrec, opere e foto arrivano a Roma: ​l'imperdibile mostra all'Ara Pacis

di Valeria Arnaldi
La vita concitata delle notti parigine, il teatro, le ballerine, dive e divine, e le donne - tante - che vivono quelle notti contribuendo ad animare il suo immaginario. Sono circa 170 opere che raccontano l'universo artistico di Toulouse-Lautrec.

La collezione del museo di Belle Arti di Budapest la mostra all'Ara Pacis che raccoglie il cuore della collezione: litografie, alcune affiches di grande formato e cover degli album della cantante, attrice e scrittrice francese Yvette Guilbert, riunite a rappresentare la ricchezza dell'opera grafica dell'artista, tra manifesti, illustrazioni e locandine, alcune in tirature limitate, firmate e numerate, a volte con dedica.

A ricostruirsi sotto gli occhi del visitatore è il mondo del pittore, ma pure l'eccellenza cui portò manifesti e stampe tra XIX e XX secolo, aprendo nuove prospettive all'arte stessa, tra tecniche e visioni. L'iter è articolato in cinque sezioni. Si comincia dalle notti parigine, scenario in cui Toulouse-Lautrec si muove e da cui prende ispirazione. Ecco allora i caffè-concerto e i cabaret, la vita e gli svaghi della Parigi di fine secolo e le sue muse o regine che dir si voglia. La pubblicità realizzata nel 1891 per il Moulin Rouge con la ballerina La Goulue segna l'inizio del capitolo dedicato alle stelle del cabaret.

Si prosegue poi con le bellezze ritratte nei bordelli, intente a truccarsi o riposarsi. E ancora, lo spettacolo, il varietà, le sperimentazioni con gli amici. Sguardi accesi sulla vita di Parigi quando il buio consentiva alla città di abbandonare le sue maschere. A completare il percorso una serie di foto dell'epoca.

E se le donne sono in primissimo piano nella liberalità di costumi e pose, che è liberazione anche per lo sguardo dell'artista, a emergere irruento dalle opere è l’animo tormentato di Toulouse-Lautrec, affascinato dalla bellezza dell’esistenza nell’intensità dei suoi abbandoni e delle sue provocazioni. Perfino, dei suoi difetti. La ferita di un solo parziale riconoscimento artistico lo spinge a guardare alle imperfezioni altrui per restituire un volto naturale alla meraviglia dell’Essere.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 9 Dicembre 2015, 08:45
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