All'Ara Pacis arriva la retrospettiva di
Cartier-Bresson: da domani al 25 gennaio
di Valeria Arnaldi
Filosofo dell'attimo come coscienza del presente e contributo del singolo alla costruzione del sempre, Henri Cartier-Bresson stato ribattezzato l'occhio del secolo per la sua capacit di vedere - e soprattutto, far vedere - ci che i pi non riuscivano a cogliere. A lui, nel decimo anniversario della morte, il Centre Pompidou, a Parigi, ha dedicato una grande retrospettiva, che da domani al 25 gennaio sar ospitata all'Ara Pacis.
Voluta dall'ultima moglie Martine Franck, l'esposizione, cronologica e al contempo articolata per temi, riunisce oltre 500 scatti, dipinti e filmati che illustrano la personalità e la carriera del pioniere del foto-giornalismo e, più, in generale, appunto, del maestro dello sguardo e autore delle sue rivoluzioni novecentesche. Attratto dalla pittura - sua prima passione - e dal surrealismo, ma anche vicino al cinema, è solo dopo il viaggio in Costa d'Avorio, nel 1931, che l'artista e, più corettamente, l'intellettuale Cartier-Bresson decide di adottare l'obiettivo come filtro per lo sguardo. E stimolo per cercare di sorprendere la realtà, pure nel suo quotidiano.
È una folgorazione. Ed è sulle tracce di quella sorpresa che corre il percorso espositivo, spaziando tra temi e luoghi, ma soprattutto, urgenze. La passione politica lo vede fotograficamente schierato a favore degli emarginati, nel tentativo di trasformare gli invisibili in evidenze sociali. La guerra diventa fenomeno da documentare, pure tramite filmati, per condividere la coscienza dell'epoca. La realtà si impone con prepotenza e raccontarla diventa una vocazione. Per questo, con Robert Capa, David Seymour, George Rodger e William Vandivert, fonda la Magnum. Questa esigenza di farsi testimone lo porterà a viaggiare in tutto il mondo collezionando istanti a comporre un mosaico calato nel tempo del racconto, ma anche capace di superarlo.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 26 Settembre 2014, 08:15
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