Percepire le presenze?
Dipende dal nostro cervello

Percepire le presenze? ​Dipende dal nostro cervello
Ecco i primi 'fantasmi' creati in laboratorio: non si tratta di ectoplasmi ma di un esperimento che ha ricreato (in persone sane) la sensazione di una 'presenza' che possono avere persone affette da particolari disturbi.





A farlo è stato un gruppo di ricercatori del Politecnico (Epfl) di Losanna coordinato da Olaf Blanke, i cui risultati sono stati pubblicati su Current Biology, che ha scoperto il 'truccò per ricreare questa sensazione usando uno speciale robot. Sentire la presenza di 'fantasmì è una sensazione che può capitare a chiunque, ma secondo gli scienziati si tratta semplicemente di una particolare illusione sensoriale: un'ipotesi difficile da dimostrare ma che i ricercatori svizzeri sono riusciti a tradurre in realtà.



Lo studio nasce dalla ricerca dei meccanismi neurologici di 12 individui affetti da disturbi epilettici con allucinazioni e percezione di fantasmi. Secondo lo studio, il fenomeno sarebbe dovuto a un 'ritardò nelle comunicazioni sensoriali e motorie che mandano temporaneamente in 'tilt' la rappresentazione del nostro corpo nello spazio, insinuando nel cervello il 'dubbiò della possibile presenza di un altra persona o entità. Ad essere coinvolte sono 3 aree del cervello che elaborano le informazioni che arrivano dai vari sensi e creano così la percezione del proprio corpo. Partendo da questa scoperta i ricercatori hanno ideato un metodo per riprodurre questa 'dissonanzà: i partecipanti (sani) dell'esperimento sono stati bendati ed è stato chiesto loro di compiere alcuni movimenti con le mani, alle loro spalle un braccio robotico ripeteva i movimenti in tempo reale toccando la schiena dei partecipanti.



Ripetendo l'esperimento inserendo un ritardo tra il movimento delle mani e quello del robot, i soggetti hanno avuto delle 'distorsionì percettive. «Per alcuni - ha spiegato Giulio Rognini, uno dei responsabili dello studio - la sensazione è stata talmente forte che hanno chiesto di interrompere l'esperimento». I risultati confermerebbero quindi che questo tipo di problema cognitivo sarebbe dovuto a un'alterazione, a livello cerebrale, della percezione del proprio corpo e potrebbe così aiutare allo sviluppo di nuove terapie per curare alcuni disturbi come l'epilessia.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 6 Novembre 2014, 18:48
© RIPRODUZIONE RISERVATA