"Nel cervello abbiamo cellule che funzionano
come un gps e ci aiutano nell'orientamento"

"Nel cervello abbiamo cellule che funzionano ​come un gps e ci aiutano nell'orientamento"

di Valeria Arnaldi
Un gps biologico, capace di mappare luoghi e ambienti allo scopo di costruire percorsi e memorizzarli. Il nostro cervello è dotato di un “meccanismo” interno per l'orientamento, che funziona proprio come il gps tecnologico, ormai di uso quotidiano.





Questa la scoperta che ha valso il Nobel per Fisiologia e Medicina a John O'Keefe (doppia cittadinanza americana e inglese, dell'University College di Londra) ed ai norvegesi May-Britt ed Edvard Moser (entrambi neuroscienziati all'Università Norvegese di Scienza e Tecnologia di Trondheim). Nel 1971 – sulla base di studi e osservazioni avviate dalla fine degli anni Sessanta – osservando alcuni ratti liberi di muoversi in una stanza, O'Keefe ha individuato nell'ippocampo del loro cervello una cellula nervosa che si attivava quando l'animale si trova in una posizione precisa nella stanza. Altre cellule si attivavano poi quando era in altri punti.



L'analisi dei risultati portò lo scenziato a definirle come «cellule di posizionamento»: non si trattava soltanto, infatti, di registrare un input visivo ma di un sistema in grado di tracciare una vera e propria mappa “interna” dello spazio circostante. Archiviata e memorizzata.



Nel 2005, i coniugi norvegesi hanno individuato il secondo tassello, scoprendo un sistema di cellule nervose, chiamate “griglia”, che consentono di definire posizionamento preciso nello spazio e percorso. Nella corteccia entorinale dei ratti, sempre nell'ippocampo, alcune cellule si attivivano quando questi passavano da un punto all'altro dello spazio. Insieme, le cellule griglia andavano a costruire uno schema di coordinate spaziali che guidava il cammino degli animali.



I due tipi di cellule – di posizionamento e griglia – fanno determinare una posizione e muoversi in ambienti complessi. Queste cellule da gps – e da Nobel - sono nella parte inferiore dell'Ippocampo, la corteccia entorinale, e costituiscono una sorta di griglia esagonale, in cui ognuna segue diversi schemi costruendo così un sistema coordinato per l'orientamento spaziale.



Sistema che - ad esempio - non funziona nelle persone affette da Alzheimer, che infatti non riconoscono il luogo in cui si trovano. La scoperta spiega anche come ritroviamo la strada di casa o come sappiamo dove viene custodito il cibo che interessa consumare.



Per l'Accademia del Nobel, le ricerche dei tre scienziati hanno risolto una questione che «aveva appassionato per secoli filosofi e scienziati, ovvero come il cervello crei una mappa dello spazio che ci circonda». Tra i primi requisiti per la sopravvivenza.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Ottobre 2014, 08:55
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