Sclerosi multipla, un nuovo trattamento per limitare
il declino cognitivo e migliorare la qualità della vita

Sclerosi multipla, un nuovo trattamento per limitare ​il declino cognitivo e migliorare la qualità della vita

di Antonio Caperna
MILANO - La presenza di declino cognitivo nelle persone affette da sclerosi multipla ha un drammatico impatto nella vita di tutti i giorni. I pazienti che ne sono colpiti hanno un maggiore rischio di perdere la propria occupazione lavorativa. Si stima infatti che di questi, il 50% perda il proprio posto di lavoro nel giro di dieci anni.





Il paziente si sente spesso inadeguato anche nelle più semplici attività quotidiane, dal cucinare al fare la spesa all'usare i mezzi di trasporto. Viene fortemente compromessa l'autostima e l'immagine di se stessi, con un evidente peggioramento della sua qualità di vita. Le persone affette da sclerosi multipla con disturbi cognitivi, infine, non sono in grado di gestire terapie specifiche e terapie sintomatiche per la malattia. Dal punto di vista della cura, l'approccio sintomatico ha tentato di replicare quanto ottenuto per la demenza di Alzheimer ma i risultati sono stati inefficaci. Invece farmaci specifici come l'interferone e il natalizumab hanno mostrato in diversi studi di poter rallentare il declino cognitivo.



Quest'ultimo in particolare ha dimostrato anche di migliorare la deambulazione, un problema fondamentale per le persone che convivono con la sclerosi multipla. «Diversi studi con lunghi follow-up sembrano confermare la capacità di protezione sul decorso della malattia tramite farmaci attivi, a cui è bene dare la giusta importanza sia per l'incidenza non trascurabile del declino cognitivo sia per l'impatto che questo disturbo ha sul lavoro e, più in generale, sulla vita sociale dei pazienti. Certamente la riabilitazione cognitiva - spiega il professor Francesco Patti del centro Sclerosi Multipla, Università degli Studi di Catania - può dare qualche risultato in più, stimolando meccanismi di compenso e abilità di recupero intrinseco». Il declino cognitivo può colpire i pazienti già all'inizio della malattia. Con il progredire della sclerosi multipla la situazione peggiora e si assiste a un aumento dei pazienti con cognitività alterata. «Ad oggi si stima che dal 20% al 70% dei malati possa soffrire di declino cognitivo- aggiunge il professor Patti-. In un recente studio, condotto dall'equipe del mio Ospedale, è emerso che l'incidenza, cioè il numero di nuovi casi l'anno, è pari al 7%».



Tra le ultime novità in ambito terapeutico si segnala, infine, il parere positivo del comitato dei medicinali per uso umano (CHMP) a favore del peginterferone beta-1A, per il trattamento della sclerosi multipla recidivante remittente nell'Unione Europea. La decisione si basa sui dati dello studio di fare 3 ADVANCE, che ha coinvolto 1500 pazienti.



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Ultimo aggiornamento: Venerdì 4 Luglio 2014, 07:46
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