Epatite C, la rivoluzione della pillola efficace
anche sui pazienti con gravi patologie

Epatite C, la rivoluzione della pillola efficace ​anche sui pazienti con gravi patologie

di Antonio Caperna
BOSTON - Si delinea un nuovo orizzonte nel trattamento dell'infezione da Epatite C. I dati di fase II sulle molecole ‘Grazoprevir' ed ‘Elbasvir', antivirali MSD ad azione diretta di seconda generazione, somministrati una sola volta al giorno in combinazione, hanno evidenziato altissimi tassi di risposta virologica a 12 settimane su una popolazione con pazienti con cirrosi, co-infettati con HIV o con precedente fallimento alla terapia.





La nuova combinazione è risultata efficace anche senza l'aggiunta di ribavirina e potrebbe aprire la strada ai regimi ‘ribavirin-free' oltre che senza interferone. Nella fase III dello sviluppo clinico le due molecole vengono già studiate come unica pillola in mono-somministrazione.



L'annuncio arriva dal Congresso sulle malattie epatiche ‘AASLD' a Boston. «Le opzioni terapeutiche sono efficaci ma lasciano aperte diverse questioni, perché sono attive principalmente contro i genotipi 1 e 4 di HCV ma molto meno efficaci per circa un terzo dei pazienti (genotipo 2 e 3), e non danno risposte soddisfacenti in presenza di cirrosi compensata e scompensata», afferma Antonio Craxì Professore ordinario di Gastroenterologia, Università degli Studi di Palermo. Il “battesimo” delle due nuove molecole annuncia una nuova, grande accelerazione verso una cura radicale dell'Epatite C, destinata ad allargare la popolazione di pazienti che potranno beneficiare delle terapie. Grazoprevir è un potente inibitore della proteasi NS3A/4A mentre Elbasvir è inibitore del complesso replicativo NS5A.

La loro combinazione, con o senza ribavirina, è stata valutata nello studio di fase II C-WORTHY. «Tutte le categorie di pazienti con HCV cronica trattati evidenziano tassi di risposta terapeutica almeno del 90%. Significa che in 9 pazienti su 10 il virus scompare, sia nei pazienti con lunga storia di malattia come i cirrotici, sia in quelli con storia più recente e meno severa - specifica Savino Bruno, epatologo di Milano. «Grazoprevir ed elbasvir sono molto efficaci, maneggevoli e ben tollerati e grazie alla loro importante barriera genetica consentono di limitare al minimo l'insorgenza di ceppi virali resistenti».



Inoltre, l'associazione di grazoprevir con un'altra molecola in fase di valutazione, MK-8408, inibitore dell'NS5A, «rappresenta una chance per i pazienti con problemi di resistenze dopo il fallimento di precedenti terapie», aggiunge il professor Carlo Federico Perno, Direttore dell'Unità di Virologia Molecolare del Policlinico Tor Vergata di Roma. La combinazione grazoprevir/elbasvir, per il momento multigenotipica, in futuro si evolverà in un regime pangenotipico con l'associazione a una terza molecola, MK-3682, i cui primi dati, presentati a Boston, evidenziano un'attività potente e buona tollerabilità.



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Ultimo aggiornamento: Lunedì 17 Novembre 2014, 08:33
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