CANNAVACCIUOLO: "IO DA 'CUCINE DA INCUBO'
A 'MASTERCHEF'? NON SAPREI, VEDIAMO"

CANNAVACCIUOLO: "IO DA 'CUCINE DA INCUBO' ​A 'MASTERCHEF'? NON SAPREI, VEDIAMO"

di Valeria Arnaldi
Ristorazione italiana promossa a pieni voti. E se ad assegnare il punteggio il Gordon Ramsay italiano, lo chef Antonino Cannavacciuolo, conduttore di Cucine da Incubo, c’ da crederci.





In attesa della seconda stagione del reality show, lo chef, due stelle Michelin e ancora più “punti” dal pubblico televisivo, parla di crisi, ristorazione, stato e futuro della cucina in Italia, tra fornelli e tv, per rivelare che i riflettori fanno bene alla cultura del gusto ma soprattutto che le realtà italiane sono ben lontane dall’essere da incubo. Antistar rispetto ai colleghi Cracco e Bastianich, riguardo al proprio futuro in televisione Cannavacciuolo si rivela possibilista: «Io a Masterchef? Non so, vediamo».



L'INTERVISTA



Antonino Cannavacciuolo, nel passaggio dai fornelli alla tv come mai ha deciso di vestire i panni del Ramsay Italiano?

«Ho deciso di partecipare al format tv quasi per caso ed è stata un’esperienza che dal punto di vista umano mi ha davvero arricchito».

Che differenza c’è tra lei e Ramsay?

«Siamo due chef diversi di origini diverse ma credo che siano più la passione e l’amore per il nostro lavoro ad accomunarci che non le nostre differenze».

Cosa significa per lei fare alta cucina oggi?

«Esporsi proponendo le portate che rappresentano le tue emozioni e i tuoi sentimenti, senza cercare di strafare e seguendo l’istinto».

Nella sua trasmissione ha incontrato diverse realtà “da incubo”, che voto darebbe allo stato della ristorazione italiana?

«La ristorazione italiana è motivo di orgoglio del nostro Paese nel mondo. Sicuramente darei un voto alto per la volontà e la costanza del nostro settore nel cercare di rappresentare la nostra tradizione e la nostra cultura».

Secondo lei, c’è poca cultura della ristorazione nel nostro Paese?

«Le cucine da incubo che ho incontrato, nella maggior parte dei casi, si trovavano a dover affrontare problemi conseguenti a rapporti familiari logorati dal tempo e dalla stanchezza. E da qui, a catena, subentravano uno dopo l’altro una serie di problemi che portavano alla mal gestione dei locali e delle materie prime, culminando in gestioni difficili e disorganizzate, che però non danneggiano almeno volontariamente, la nostra cultura».

Come reagisce il mondo della ristorazione alla crisi?

«Il mondo della ristorazione reagisce alla crisi impegnandosi al massimo per cercare di sopravvivere a questo difficile momento».

Quali sono le prospettive?

«Le prospettive, visto il momento difficile, non sono delle migliori, ma non bisogna arrendersi mai, e portare avanti il proprio pensiero e la propria passione».

Come si converte una realtà da incubo in una realtà d’eccellenza? «Cercando di valorizzare al meglio le materie prime proposte, mettendo il cliente al primo posto e impegnandosi costantemente con passione e dedizione».

Che consigli darebbe ai ristoratori?

«Il consiglio che posso dare è quello di cercare di dare il meglio per i propri clienti, mettendo le loro esigenze al primo posto».

La cucina è sempre più spesso sotto i riflettori, ritiene che la tv faccia bene al settore?

«In questo momento la cucina è presente nella televisione come non mai, ed è un bene avvicinare le persone ad uno dei punti nevralgici della nostra tradizione, nonché riconoscimento e orgoglio dell’Italia nel mondo».

Cosa pensa di trasmissioni come Masterchef e dei suoi giudici?

«Masterchef è una trasmissione che mi diverte … bravi!».

Se le proponessero di essere uno dei giudici, accetterebbe?

«Non so, forse, vediamo …».


Ultimo aggiornamento: Martedì 24 Settembre 2013, 08:07
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