La pasta italiana è la prima medaglia d'oro a Rio
con la Pennetta e Vicino -FOTO

La pasta italiana è la prima medaglia d'oro a Rio con la Pennetta e Vicino

di Lorena Loiacono
Se è vero che alle Olimpiadi l’importante è partecipare, la pasta italiana lo fa in grande stile e conquista con merito la prima medaglia d’oro di Rio 2016. Saranno infatti 2,7 le tonnellate di pasta che verranno servite ad atleti e addetti a lavori dei Giochi brasiliani. Sufficienti a preparare più di 1.000 piatti di spaghetti & fusilli al giorno per le 3 settimane di gare.  

I carboidrati aiutano a vincere. Non ha dubbi Michelangelo Giampietro, nutrizionista e medico dello sport, più volte accompagnatore delle Nazionali olimpiche di varie discipline: “La pasta non può mancare sulla tavola degli atleti. Il fabbisogno di carboidrati aumenta proporzionalmente al crescere delle ore settimanali e all’intensità degli allenamenti. Per la popolazione generale è di 2-3 g per ogni chilo di peso corporeo, ma nel caso degli atleti triplica (6-10 g. per kg). Ed è ancora superiore (10-12 g per kg nei giorni precedenti alla gara) per maratoneti, nuotatori di fondo, tennisti o ciclisti.”



BUONE NOTIZIE: LA PASTA NON FA INGRASSARE Una ricerca condotta dal Dipartimento di Epidemiologia dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli rende giustizia a questo fondamentale elemento della Dieta mediterranea, mostrando come il consumo di pasta sia in realtà associato a una riduzione dell’obesità, considerando sia quella generale che quella specificamente addominale. La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Nutrition and Diabetes, ha preso in esame oltre 23.000 persone inserite in due grandi studi: Moli-sani e INHES (Italian Nutrition & HEalth Survey), condotti dallo stesso Dipartimento. “Analizzando i dati antropometrici dei partecipanti e le loro abitudini alimentari – spiega George Pounis, primo autore del lavoro – abbiamo visto che il consumo di pasta, diversamente da quello che molti pensano, non si associa a un aumento del peso corporeo. Al contrario: i nostri dati mostrano che mangiare pasta si traduce in un più salutare indice di massa corporea, una minore circonferenza addominale e un miglior rapporto vita-fianchi”.

STORIE DI PASTA DI FLAVIA PENNETTA E GIUSEPPE VICINO Fa bene e, soprattutto,  dà una gratificazione superiore rispetto ad altri regimi alimentari. Se poi sei un campione dello sport, la spaghettata in compagnia per festeggiare una vittoria importante è quasi inevitabile. E pazienza se, per una volta, si esagera un po’. Lo sa bene Flavia Pennetta, che ricorda la spaghettata extralarge in famiglia per festeggiare la vittoria dello US Open:  “eravamo a Brindisi, a casa dei miei genitori insieme agli amici e ci siamo ritrovati tutti intorno ad una padella enorme di pasta. Sarà stata almeno 1metro di diametro!”. E anche il canottiere Giuseppe Vicino, campione del mondo 2015 nel 4 senza, che per prepararsi all’intenso sforzo fisico di gare e allenamenti ne mangia anche 400g al giorno, racconta l’epica scorpacciata al compleanno di un amico: “nonostante l’avvertimento del cameriere, ordiniamo porzioni molto abbondanti come nostro solito. Siamo canottieri! Appena arrivano i piatti parte la sfida a chi ne mangia di più. Ho vinto io, 4 piatti e mezzo di pasta. Ne mangerei all’infinto!”

DALLA DIETA DEL MARINE ALLO CHEF DELLA PASTA NEL VILLAGGIO OLIMPICO La rivincita dei carboidrati inizia negli anni Settanta grazie all’intuizione dei medici dello sport italiani, convinti dei vantaggi della dieta mediterranea, imperniata sui carboidrati, e dell’assurdità di rinunciare alla propria identità gastronomica. La pasta, in particolare, fornisce agli atleti un “carburante” a lento assorbimento, somministrabile in quantità maggiori rispetto agli zuccheri semplici. Grazie ai riscontri sul campo ottenuti da campioni del calibro di Pietro Mennea e Klaus Dibiasi, che attirano l’attenzione e la curiosità degli addetti ai lavori, in pochi anni la svolta: il Villaggio Olimpico di Montréal ’76 accoglie per la prima volta uno chef della pasta nelle sue cucine. 20 anni dopo, ad Atlanta ’96, il “cuoco pastasciuttaro” italiano è diventato istituzionale. E a Olimpiadi invernali di Nagano ’98, viene persino affiancato da uno chef locale alle prese con spaghetti e pennette.

IL MADE IN ITALY SUL PODIO “Siamo orgogliosi che il simbolo della cultura alimentare italiana si affermi ancora una volta a livello globale – ha dichiarato Riccardo Felicetti, presidente del gruppo Pasta Aidepi - e diventi punto di riferimento per gli sportivi di tutto il mondo in una manifestazione importante come le Olimpiadi di Rio 2016. Confidiamo che la pasta porti fortuna ai nostri atleti olimpici e sia un buon viatico per un medagliere importate che faccia onore al nostro Paese…. La pasta rappresenta il valore aggiunto della dieta mediterranea e, se è vero che un corretto stile di vita inizia a tavola, la scelta di porre questo alimento al centro del menù olimpico smentisce ancora una volta il falso mito per cui la pasta fa ingrassare e non è adatta a uno stile di vita attivo. Invece, ci dicono gli esperti, è’ perfetta prima di un allenamento, se preparata scondita o con un condimento leggero, mentre dopo l’attività sportiva può anche essere consumata insieme ad altri cibi e con condimenti più sostanziosi”.


LA PASTA E LE LEGGENDE, DELLO SPORT Nomi eccellenti tra gli sportivi più grandi di tutti i tempi innamorati del nostro primo piatto nazionale: il recordman di medaglie olimpiche Michael Phelps, mangiava 1 kg di pasta al giorno, mentre la tennista Serena Williams (vegetariana), ha sempre festeggiato le sue 4 vittorie agli Internazionali d’Italia con un piatto di pasta.

Non può  rinunciare alla pasta neanche Usain Bolt , accanto a manzo sotto sale e frutta tropicale, mentre il grande mezzofondista marocchino Hicham El Guerrouj ha dichiarato di amare così tanto spaghetti e lasagne che potrebbe fare da testimonial per la pasta italiana.

Ma forse le testimonianze più emozionanti (e insospettabili) pro pasta e carboidrati arrivano da due “miti” del passato: Jesse Owens, l’eroe di Berlino ’36, prima delle gare mangiava solo pasta, fornitagli da un amico della Little Italy. E Paavo Nurmi, leggenda del mezzofondo degli anni Venti, capace di vincere 12 medaglie olimpiche seguendo una dieta vegetariana, quando il modello alimentare iperproteico andava per la maggiore.
Ultimo aggiornamento: Martedì 12 Luglio 2016, 22:55
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