Michela Andreozzi, dal teatro al debutto alla regia: "Si può essere madri anche senza figli"

Michela Andreozzi, dal teatro al debutto alla regia: "Si può essere madri anche senza figli"

di Alessandra De Tommasi
Energia pura: Michela Andreozzi spiazza con intelligenza e seduce con simpatia. E così, al Cortinametraggio, ha anticipato il debutto dietro la macchina da presa. A giugno, infatti, inizia le riprese di Nove lune e mezzo (titolo provvisorio) di cui firma sceneggiatura e regia, su due coppie nel cast anche Lillo di cui una decide di avere figli e l'altra no.

Perché il tema della maternità?
«Perché chi non ha figli, come me, viene ancora considerata una donna a metà. Mi dicono frasi come Te ne pentirai o Da vecchia il lavoro non ti terrà compagnia. Invece io penso che in alcuni casi la ricerca della maternità sia una scelta d'egoismo, quella di realizzarti attraverso la prole».

Lei come la pensa?
«Le donne sono sempre madri, che abbiano partorito o no. Da artista, questo istinto lo sento quando ad esempio scrivo un film. E quindi vorrei che il genere femminile si mettesse a fare una ricerca interiore per ottenere una realizzazione personale, tenendo conto che la vita va oltre tutto questo. Forse può sembrare una crociata sul diritto delle donne alla non maternità, ma credo sia giusto parlarne».

I suoi genitori le fanno pressioni perché diventi mamma?
«Loro no, sono nonni felici di quattro nipoti».

In Ring, va in scena a teatro con suo marito Max Vado. Non teme che unire casa e bottega possa essere troppo?
«Non ho paura dei litigi, è stata una scelta fatta insieme per vederci di più perché ci mancavamo».

Insieme state scrivendo Sconnessi, un film su una famiglia che non comunica, con Ricky Memphis e Carolina Crescentini. Il tema dei social lo sente vicino?
«A me piacciono, sia come gioco che come vetrina. Mi avvicinano al pubblico e se anche 5 persone su 100 che mi leggono online arrivano in teatro spinte dalla curiosità, è un bel traguardo».

A Cortinametraggio è tornata come giurata dei futuri talenti del cinema italiano. Cosa sta cambiando rispetto al suo debutto?
«Per i giovani si moltiplicano le opportunità, anche grazie al web e alle nuove tecnologie». 

Il suo marchio di fabbrica?
«La mia cifra resta da umorista, anche quando racconto situazioni delicate o difficili. Una risata insieme è condivisione».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 19 Aprile 2017, 08:57
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