​Addio gita scolastica? Il viaggio di
istruzione è già in via di estinzione

​Addio gita scolastica? Il viaggio di ​istruzione è già in via di estinzione
ROMA - Abolire le gite: questo chiedono i presidi alla luce della morte di due ragazzi in pochi mesi. Il ministro Giannini risponde: “Le gite non sono in discussione”. Ma nei fatti il viaggio di istruzione è già in via di estinzione: ecco perché si parte sempre meno.

Troppo pericoloso, troppo dispendioso. Ecco perché in gita non si va più. E poi i tragici incidenti di Domenico e di Elia, studenti morti in gita a pochi mesi l'uno dall'altro. Vogliamo infine aggiungere la paura di attentati o di aerei che cadono (Germanwings, vi dice niente?)? Nei fatti, la maggioranza degli studenti ha detto addio al viaggio di istruzione già da un po'. Oggi arriva la proposta: aboliamo le gite di istruzione.



A chiederlo è Giorgio Rembado, il presidente dell'Associazione Nazionale Presidi, dalle pagine di La Repubblica. Con lui, sono d'accordo moltissimi dirigenti scolastici. Qualche voce discordante si alza, tra cui quella autorevole del ministro Giannini che assicura: "Le gite non sono in discussione". Ma, nei fatti, stiamo assistendo all'estinzione della gita scolastica. Pronti a dirle addio?



QUEL CORNICIONE DI TROPPO - Circa il 60% degli studenti intervistati da Skuola.net nel 2014 e nel 2015 non è partito in gita scolastica. Secondo i dati più recenti, in prima fila tra i motivi per cui non si parte (30%), c'è la ritrosia dei prof: non ci pensano minimamente a gestire decine di adolescenti in cerca di avventura. Alla base del loro rifiuto, la catena di incidenti che hanno provocato addirittura la morte di almeno un ragazzo l'anno dal 2010 durante la gita. Ma se queste tragedie si stanno facendo sempre più frequenti, non sono i soli pericoli a cui si va incontro. Droga, alcol, uscite notturne all'insaputa del prof: le brutte sorprese sono dietro l'angolo. E a pagarne le conseguenze, in questi casi, sono proprio gli insegnanti.



Che, tra l'altro, non prendono neanche un euro in più in busta paga. "Come mostrano gli ultimi incidenti, le modalità sono sempre le stesse.[...] Rifiutare di accompagnare i ragazzi in viaggio mi sembra a questo punto un gesto di responsabilità. I professori non hanno modo di controllare per tutto il tempo i ragazzi: anche la vigilanza notturna è necessariamente limitata nel tempo" dice Giorgio Rembado.



L'ATTUALITA' FA PAURA - Se il motivo principale per cui non si va più in gita è la fuga dei prof, non manca a caricare la dose la situazione internazionale e gli eventuali disastri raccontati dalla cronaca. Buona parte dei ragazzi (20% circa) ha dichiarato che, sulla scelta di non partire, ha influito soprattutto la paura del terrorismo internazionale e dell'aereo. E non solo degli insegnanti, ma anche degli stessi studenti. Del resto, da poco era avvenuto l'incidente del volo della Germanwings, e l'indimenticabile attentato di Charlie Hebdo.



NON CI SONO I SOLDI - I viaggi di istruzione non sono in discussione, ma tantissimi studenti ci hanno già messo una croce sopra anche per una questione di soldi. Il 25% non è partito lo scorso anno perché la scuola (17%) o la famiglia (9%) non potevano permettersi la gita. Anche per questo, probabilmente, quando si parte si ripiega sempre di più su mezzi e destinazioni low cost. Pullman (57%) e mete italiane (70%): questa è diventata la gita degli anni 2010 in via di estinzione. Molto lontana dai classici viaggi a Berlino, Praga, Parigi: le città più amate e visitate dagli adolescenti degli anni '90 con i Nirvana nelle orecchie.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 19 Ottobre 2015, 16:47
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