Studiando le mappe termiche di Marte e quelle della sua superficie, i ricercatori hanno dedotto che il primo impatto avrebbe provocato un cratere del diametro di circa 30 chilometri, generando tsunami con onde alte 120 metri, che a loro volta avrebbero provocato alluvioni e fatto convogliare le acque in un freddo oceano di acqua salata. Le acque avrebbero ricoperto le coste settentrionali del pianeta ancora giovane, divenendo possibili 'incubatrici' di vita.
I ricercatori hanno trovato le tracce dell'impatto di un altro grande astereoide, che ha generato una nuova onda di tsunami. Nei milioni di anni trascorsi tra i due tsunami, il clima su Marte è diventato molto più freddo e l'acqua si è congelata. «L'oceano - continua Fairen - si è ritirato, formando una seconda linea costiera. Il primo tsunami ha portato enormi depositi rocciosi, e quando le onde si sono ritirate nell'oceano hanno formato una vasta rete di canali».
Il secondo tsunami avrebbe formato dei lobi rotondi, fatti principalmente di ghiaccio. «Ciò implica - sostiene il ricercatore - che l'oceano era in parte congelato in quella fase.
Abbiamo trovato tracce dell'esistenza di oceani molto freddi su Marte giovane. Non spiagge in stile californiano, ma un ambiente più simile a quello dei Grandi Laghi, con inverni lunghi e freddi». Oltre ad essere fredde, le acque di quest'oceano sarebbero state salate, offrendo così un rifugio alla vita in un ambiente ostile.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 19 Maggio 2016, 18:38
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