"Non riapra la caccia al lupo":
l'appello degli animalisti a Gentiloni

"Non riapra la caccia al lupo": l'appello degli animalisti a Gentiloni

di Remo Sabatini
Martedì prossimo su potrebbe riaprire la caccia al lupo in Italia. 46 anni di protezione potrebbero essere cancellati in un battibaleno da un paio di firme. A proposito di questo è di queste ore l'appello delle associazioni (Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu e Lndc) scese in campi per gridare il loro NO alla possibile riapertura degli abbattimenti dei lupi che la Conferenza Stato Regioni sarà chiamata a discutere nell'ambito del nuovo Piano Nazionale di Conservazione. Così, dopo quasi mezzo secolo di protezione assoluta che ha consentito al predatore di allontanare da sé lo spettro dell'estinzione, dopo le lotte e le campagne di informazione che, a partire dagli anni 70, avevano dato il via alla successiva, nuova convivenza tra uomo e lupo, ci si trova nuovamente a scongiurare un salto nel buio dal sapore vagamente medievale che vorrebbe affidare alle doppiette la tutela della conservazione. "Si tratta di una prospettiva gravissima, dice il comunicato delle associazioni, tecnicamente inefficace ed eticamente inaccettabile che rischia di far ricordare il Presidente del Consiglio Gentiloni come colui che, dopo 46 anni, ha riaperto la caccia al lupo".



"La malaugurata ipotesi che vede la nuova apertura della caccia, dichiara il presidente della LAV Gianluca Felicetti, è contro qualsiasi logica ed etica ambientale. È incredibile pensare che, dopo quasi 50 anni, ci si debba ritrovare di nuovo qui a ridiscutere un tema così importante che riguarda animali così importanti per la natura stessa come i lupi rischiando, oltretutto, di rimettere in discussione lo stato stesso della conservazione del lupo nel nostro Paese".
Vittima del bracconaggio da sempre e ben prima delle favole che continuavano a disegnarlo famelico, spietato divoratore di bambini e nonnette, la vita dei lupi, anche in Italia e nonostante la protezione, non è mai stata facile. Le teste dei predatori, mozzate da qualche allevatore in vena di vendetta e poste all'ingresso di paesini montani, avevano occupato le cronache dei quotidiani locali fino a pochi mesi fa e l'ipotesi degli "abbattimenti per legge" non scongiurerebbero, probabilmente, il bracconaggio, né la ricerca di macabri trofei.


"Il nuovo Piano, concludono le associazioni, proprio perché concepito allo scopo di migliorare la convivenza tra gli interessi umani e le popolazioni di lupi, non può dunque prevedere il consueto, inefficace, antiquato ricorso al metodo venatorio, ancor di più perché eticamente inaccettabile. Per questo, chiediamo ai Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome che martedì saranno chiamati a votare, di pretendere l'eliminazione del paragrafo che intende consentire l'uccisione dei lupi. Diversamente, sarebbe un grave errore e un clamoroso ritorno al passato". Perché Cappuccetto Rosso non abita più qui.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 23 Gennaio 2017, 18:55
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