Ancora guai per Facebook. Una nuova talpa accusa il social di Mark Zuckerberg di aver consentito il dilagare di odio e disinformazione per profitto. Mentre alcuni documenti consegnati alle autorità americane rivelano allarmi dei dipendenti ignorati e soprattutto la consapevolezza dell'azienda sull'ampia diffusione di contenuti pericolosi con l'obiettivo di polarizzare l'opinione pubblica prima e dopo le elezioni presidenziali del novembre 2020. Le nuove accuse mosse contro Facebook sono in linea con quelle rivolte da Frances Haugen, la gola profonda ex dipendente della società che ha testimoniato anche al Congresso americano. Il social - è il j'accuse della seconda talpa - ha più volte rifiutato di applicare a Donald Trump e ai suoi alleati le regole di sicurezza vigenti per tutti gli 'amici' di Facebook temendo di farli infuriare e, di conseguenza, pagarne un prezzo in termini di crescita ridotta.
Facebook, la nuova gola profonda
In una dichiarazione giurata, la nuova gola profonda ha raccontato poi come Tucker Bounds, funzionario della comunicazione del colosso di Menlo Park, minimizzò nel 2017 i timori sul ruolo della piattaforma nelle elezioni del 2016 in merito alle interferenze russe. «È un fuoco di paglia. Alcuni legislatori si arrabbieranno ma in poche settimane si concentreranno su altro» mentre Facebook macina soldi, disse Bounds, ora vicepresidente della comunicazione del social. L'episodio è solo uno dei molti documentati nelle centinaia di pagine consegnate alle autorità americane. Le nuove carte rivelano come molti all'interno del social avevano lanciato l'allarme sulla crescente disinformazione sulla piattaforma, soprattutto dopo il voto del 2020 con il diffondersi del movimento 'Stop the Steal'.
L'accusa
I dati raccolti da un dipendente di Facebook avevano infatti rivelato come nella settimana successiva alle elezioni americane il 10% dei contenuti politici visti negli Stati Uniti altro non erano che post su frodi elettorali.
Ultimo aggiornamento: Domenica 24 Ottobre 2021, 16:09
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