Scuola, il preside Rusconi: «Il ministro Azzolina scarica responsabilità, ci saranno problemi con gli spazi»

Il preside Rusconi: «Il ministro scarica responsabilità, ci saranno problemi con gli spazi»

di Lorena Loiacono
Mario Rusconi, presidente dell’Associazione dei presidi di Roma e del Lazio, perché la bozza sulle misure di sicurezza per settembre ha scatenato tanti malumori tra i dirigenti scolastici? 

«Sono in contatto con centinaia di presidi in tutta Italia. Mi stanno cercando da tante città diverse, da Nord a Sud credetemi, con richieste di chiarimenti. La verità è che siamo spaesati: servono linee guida più precise e mi auguro che quelle definitive lo siano. Altrimenti ci sentiremo abbandonati».

In che senso?
«Sembra che le istituzioni si vogliano spogliare dalle loro responsabilità e, soprattutto, che vogliano scaricarle sulle scuole. Ci sono state raccontate cose che non sono attuabili, ad esempio in merito agli interventi di edilizia leggera».

<QM>Non si potranno fare nelle scuole?
«Non credo che gli Enti locali possano mettere in campo forme di edilizia leggera da qui al 1° settembre. I presidi conoscono bene i tempi della burocrazia e le procedure da seguire. Oltretutto stiamo entrando in un periodo di ferie. Pensare di poter fare i lavori adesso, nelle prossime settimane, significa avere in mano una moneta senza alcun valore».

Potete però trovare spazi esterni
«Sì, ma non sappiamo come muoverci: il dirigente deve andare in giro a cercare teatri e musei liberi o sono gli Enti locali che stileranno la lista degli spazi da mettere a disposizione delle scuole? Questo intendo dire quando parlo di fare lo scarica barile».

A Roma come vi muoverete?
«Ho parlato con l’assessore regionale alla scuola Di Berardino. Probabilmente farà in modo che nella Regione Lazio siano i comuni e le province a individuare le strutture a disposizione degli istituti».

Quante scuole potrebbero avere difficoltà con gli spazi necessari?
«E’ una domanda troppo difficile, perché non lo sappiamo. Chi può dire quante scuole sono in sofferenza nel Lazio o in Calabria? Nessuno. A Roma ho fatto un sondaggio come Anp ma non si tratta di uno studio fatto a tappeto».

Non esistono stime?
<QM>«Da fonti ministeriali sembrerebbe che nelle città circa il 20% delle scuole potrebbe trovarsi in difficoltà. E’ un dato allarmante. Prendiamo l’esempio di una città come Roma: ci sono 245 istituti quindi il 20% equivale a 48 scuole, vale a dire circa 48mila alunni. Se la metà di loro, per il distanziamento, dovrà cercare nuove aule significa che avremo 24mila ragazzi senza una classe o un banco».

Se le lezioni durassero 40 minuti?
«In questo modo avremmo il risultato di poter contare su un maggior numero di unità didattiche per ogni docente. Un docente infatti garantisce ogni settimana 18 ore da 60 minuti, riducendole a 40 minuti si ottengono 27 ore settimanali».

Un buon incremento, quindi. Ma può bastare?
<QM>«Sì ma se le ore in più servono a dividere le classi in gruppi, la metà della classe tenuta fuori con chi sta? Dobbiamo incastrare tutto e serve tempo: una volta stabilite le soluzioni da adottare, serve il tempo di organizzare». 
 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 25 Giugno 2020, 08:19
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