Scuola, l'infettivologo Andreoni: «Mascherina inattuabile, dovremo controllare i focolai in classe»

L'infettivologo Andreoni: «Mascherina a scuola inattuabile, dovremo controllare i focolai in classe»

di Lucilla Vazza
«Le regole per la ripresa della scuola sono corrette in linea teorica, ma la reale applicabilità lascia perplessi. Mi sembra poco realizzabile che bambini di 6 o 7 anni possano indossare la mascherina per tutta la permanenza in classe. Imporre una direttiva sapendo fin dall'inizio che sarà in gran parte disattesa, soprattutto dai bambini più piccoli, non mi pare la soluzione migliore. È complicato, non ci sono soluzioni semplici per quanto ci si sforzi di trovarle. Ma ora l'esigenza più forte è riaprire le scuole, nella consapevolezza che partiranno inevitabilmente dei focolai scolastici, come è successo in Germania, e sarà importante saperli contenere tempestivamente. Distanziamento, mascherina e igiene restano fondamentali, ma va potenziata la sorveglianza». È la constatazione di Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali e ordinario di Infettivologia all'Università di Roma Tor Vergata.

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Professore pensa che le indicazioni per la riapertura delle scuole in sicurezza siano difficili da applicare?
«Premesso che è difficile trovare soluzioni semplici a una situazione inedita e complessa, è facile criticare e difficile proporre indicazioni migliori. L'estate ha dimostrato quanto sia difficile controllare e imporre regole ai più giovani, e non basterà aumentare il personale per riuscire a farlo. Anche se è necessario e lodevole farlo. La scuola deve fare la sua parte, ma vanno fatti i controlli e aumentata la sorveglianza sanitaria per contenere e fermare gli inevitabili focolai che partiranno. Non si può scaricare la responsabilità sugli insegnanti che sicuramente faranno il possibile».

Con la ripresa delle scuole, ci sarà anche il problema dei trasporti pubblici e privati, si riuscirà a garantire la sicurezza?
«Sarà un banco di prova importante, ma credo che tutte le misure vanno accompagnate dal senso di responsabilità e da una maggiore sorveglianza. L'uso della mascherina è indispensabile e deve essere inderogabile. La sensazione è che con la fine del lockdown i controlli siano diminuiti troppo drasticamente. Prendiamo il caso discoteche, caos e assembramenti erano del tutto prevedibili. È stato un azzardo lasciare tutto in mano ai gestori, bisognava essere più attenti e previdenti prima e non dopo l'inevitabile. Errori del genere non si devono ripetere».
Professore facciamo un punto di chiarezza sulla contagiosità del virus, visto che i positivi sono sempre più giovani
«Tutto quello che è accaduto quest'estate conferma che anche persone asintomatiche trasmettono l'infezione. Molti focolai sono nati da feste, discoteche, tutti ambienti dove si presuppone che le persone stessero bene. L'asintomatico purtroppo è un buon trasmettitore. Abbiamo poi avuto la conferma che bambini e giovani sono meno aggrediti dalla malattia, sviluppano meno sintomi, come già avevamo visto in inverno. Questo però non ci deve far ritenere che il virus si sia indebolito. L'unica speranza è che le infezioni dai bambini e dai soggetti più giovani non passino alle persone più adulte e fragili, perché altrimenti temo che dovremo riaprire le rianimazioni».
C'è una netta prevalenza di asintomatici che resta a casa, ma più casi significano anche più ricoveri, come stanno oggi questi pazienti Covid?
«Casi gravi sono stati registrati anche in queste settimane e non di rado erano persone più giovani rispetto a mesi fa. Oggi vediamo molti più asintomatici perché facciamo molti più tamponi a persone che stanno bene, che tornano dalle vacanze. Non mi iscrivo assolutamente alla fazione dei medici che dicono che oggi il virus è diventato buono, perché così non è. Sappiamo da mesi che i soggetti asintomatici generalmente hanno meno virus, rispetto a chi sviluppa sintomi. Dire che l'85enne positivo di oggi si ammala in modo meno grave rispetto a mesi fa è una forzatura, basata su una casistica modestissima. Prima di fare affermazioni non basate su dati certi ma solo osservazionali, bisogna essere cauti. Oggi gli anziani infettati sono pochissimi, ne vediamo molti di meno in ospedale, perché hanno meno occasioni di contagio e non perché il virus si sia indebolito. In questo momento grave per la sanità pubblica lanciare messaggi di questo genere è molto pericoloso. Nessuna prova scientifica dimostra che il virus si sia attenuato, stiamo solo vedendo che l'epidemia sta colpendo prevalentemente ragazzi sani, che prima non studiavamo. Lo confermano i dati sierologici, il virus ha circolato tantissimo e questi casi sommersi semplicemente non li vedevamo. Pensare che il ceppo italiano del virus sia più buono è un'illusione priva di fondamento e molto pericolosa».
 
Ultimo aggiornamento: Martedì 25 Agosto 2020, 11:26
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