Scuola, picco della Dad, didattica a distanza: «Da lunedì a casa tre studenti su quattro»

Scuola, picco della Dad: «Da lunedì a casa 3 studenti su 4»

di Lorena Loiacono

Sulla scuola, di fatto, è in arrivo un nuovo lockdown: resteranno a casa 3 studenti su 4. Da lunedì infatti, in base a quanto previsto dall’ultimo Dpcm, il 73,3% degli alunni italiani potrebbe ritrovarsi alle prese con le lezioni online e questa volta la didattica a distanza non riguarderà solo i ragazzi delle superiori ma anche i bambini della materna e delle scuole elementari e gli alunni delle medie.

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LE CHIUSURE


Una chiusura generalizzata quindi, proprio come accadeva un anno fa all’inizio della pandemia. E tutto allora diventerà più complicato, perché con i bambini a casa le famiglie avranno serie difficoltà sia con il lavoro sia con le lezioni di didattica a distanza che, per i più piccoli, prevedono l’aiuto di un genitore almeno nell’utilizzo del computer. Ma le chiusure sono dettate dall’emergenza, legate comunque all’aumento dei contagi anche tra i più giovani. Un aspetto su cui stanno evidentemente facendo la loro parte le varianti del virus.

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Sta di fatto che oltre 6 milioni di studenti resteranno a casa: la proiezione arriva dalla rivista specializzata Tuttoscuola in base a quanto previsto dal Dpcm sulle chiusure delle scuole nelle zone rosse e per la possibilità dei governatori di chiuderle anche nelle zone arancioni e gialle, dove ci sono più di 250 contagi settimanali ogni 100mila abitanti. Potrebbe restare quindi chiuso il doppio delle classi chiuse oggi: dal 1° marzo infatti sono a casa oltre 3 milioni di alunni, per effetto delle ordinanze regionali e disposizioni del Ministero della Salute. Secondo Tuttoscuola il numero raddoppierà e studieranno in dad 6 milioni e 235mila alunni, quindi più di 7 ragazzi su 10 rispetto agli oltre 8 milioni e mezzo, compresi 957 mila bambini di scuola dell’infanzia.

La mappa dell’Italia alle prese con le lezioni online vede in prima linea la Lombardia con 1.401.813 studenti in dad, la Campania con 944.993, l’Emilia Romagna con 620.423, seguono la Puglia, il Piemonte, la Toscana, le Marche, la Liguria , il Friuli Venezia Giulia e l’Umbria.

A queste regioni intere si aggiungono i comuni del Lazio, dove le scuole resteranno chiuse per ordinanza regionale, tra cui anche la provincia di Frosinone. Cartina dell’Italia alla mano, restano in classe a fare lezione, tra la cattedra e i banchi, solo gli alunni nelle scuole del Lazio, ad esclusione di quelle nei comuni “rossi”, della Sicilia, del Veneto, della Calabria, in Valle d’Aosta e negli istituti della Sardegna, zona bianca. Vale a dire che la lezione in presenza resta tale solo per un ragazzo su 4. E torna quindi la polemica sulle aule chiuse contrapposte alle attività commerciali che restano aperte.


LA PROTESTA
All’interno del Movimento 5 Stelle parte netta l’opposizione alla chiusura delle scuole: già con la ex ministra all’istruzione Lucia Azzolina, i 5Stelle hanno da sempre spinto per mantenere gli istituti scolastici aperti. E invece ora si procede verso una generale e diffusa chiusura della didattica in presenza e per un ritorno a quella didattica a distanza che, in teoria, doveva servire solo per brevi periodi: «La dad non ha funzionato» ammetteva l’ex ministra due mesi fa. «Non possiamo essere d’accordo - sottolineano quindi i deputati del Movimento in commissione cultura alla Camera - con un decreto che chiude le scuole e lascia aperto tutto il resto. Con il nuovo Dpcm si fa un pericoloso passo indietro rispetto alla gestione della pandemia sul fronte scolastico: si sottovalutano i danni formativi e psicologici dei nostri ragazzi e, soprattutto, si rischia di avere l’effetto opposto a quello sperato».

E intanto le scuole si preparano a quello che accadrà da lunedì: problemi di connessione, computer da dare a chi non ce l’ha e turni online tutti da riscrivere.

«La dad ha dei limiti e lo sappiamo bene - ha commentato il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli - deve essere chiaro che ha un costo sociale altissimo. Ma, se non c’è alternativa si farà, dal momento che temiamo per la diffusione di varianti più contagiose. Credo che la scelta sia dolorosa ma inevitabile». L’aspetto fondamentale però, ora, è saper sfruttare questo periodo di chiusure accelerando sulla sicurezza: il personale scolastico deve essere vaccinato ma la campagna procede a rilento e soprattutto a macchia di leopardo. «La campagna vaccinale per le scuole - denuncia Giannelli -sta andando a rilento: meno del 20%. Dobbiamo arrivare al 1° settembre con tutto il personale scolastico immunizzato. Inoltre devo sottolineare che è mancato uno sforzo di coordinamento dell’azione vaccinale: ogni Regione va in ordine sparso. Ci sono molte incongruenze che vanno risolte al più presto»
 


Ultimo aggiornamento: Giovedì 4 Marzo 2021, 12:40
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