La scuola chiede vaccini subito: dal 7 gennaio in aula al 50%. Ma i presidi: «Rientro difficile»

Video

Il personale della scuola deve avere una corsia preferenziale per poter accedere ai vaccini anti-Covid: a chiederlo, all'unanimità, sono tutti i sindacati rappresentativi del mondo della scuola. Alla vigilia della riapertura degli istituti, il prossimo 7 dicembre - il ministro della Salute Speranza ha firmato una ordinanza, pubblicata in Gazzetta Ufficiale in queste ore, che prevede il rientro al 50% in presenza alle superiori la prima settimana - i sindacati chiedono che docenti, bidelli, presidi, personale di segreteria, non debbano attendere mesi per accedere ai vaccini. «Sarebbe troppo tardi», dicono, e fanno sapere che porranno quanto prima il tema ai rappresentanti istituzionali che incontreranno nei prossimi giorni.

Per Maddalena Gissi, che guida la Cisl scuola «nel piano delle vaccinazioni bisogna dare priorità innanzitutto ai docenti che devono fare gli esami di Stato, per garantire che l'esame di maturità sia in presenza». Anche Francesco Sinopoli, segretario della Cgil Scuola, ha scritto in tal senso nei giorni scorsi al ministro della Salute Roberto Speranza. Pino Turi, a capo della Uil scuola, chiede che le scuole diventino «sedi di vaccinazione, proprio perché il personale è necessario che sia in servizio, mentre se fosse chiamato per la vaccinazione presso altre sedi, dovrebbe interrompere la propria attività in un eterno 'stop and go'».

Elvira Serafini, dello Snals, ritiene che «i docenti, il personale Ata e il mondo della scuola si trovano in trincea: hanno un contatto continuo con una platea vasta che, tornando poi a casa, porta a passeggio il virus. Consideriamo tutto il mondo dell'istruzione a rischio». Complessivamente i docenti nella scuola italiana sono 916 mila, il personale Ata ammonta a 222 mila, i dirigenti sono 7784. Ma la priorità, chiedono i sindacati, oltre che al personale che sarà impegnato negli esami di Stato, va data alle maestre della scuola d'infanzia e primaria (345 mila queste ultime), ai docenti di sostegno e ai docenti ultra 55enni, pari a oltre 300 mila. Ci sono anche parlamentari - come il portavoce nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni - i quali pensano che per alcune categorie, come chi lavora nella scuola, la discussione sull'obbligatorietà del vaccino anti-Covid «non debba essere un tabù».

Intanto le scuole si organizzano per la riapertura il 7 gennaio ma i presidi mostrano grandi perplessità. «La ripresa del 7 gennaio, soprattutto per quanto riguarda le scuole superiori, presenta diverse criticità», lamenta il Presidente dell'ANP (Associazione Nazionale Presidi) Antonello Giannelli.

Mentre la ministra per le Infrastrutture Paola De Micheli ricorda che «tutti i modelli organizzativi» nella scuola e nel trasporto «devono essere pronti perché le scuole secondarie aprano in presenza al 75% dal 7 gennaio». Nel frattempo il ministro Speranza ha emanato l'ordinanza che stabilisce che alle superiori per ragioni sanitarie dal 7 al 15 gennaio la presenza sarà al 50%, per passare solo dopo al 75%. Il ministero dell'Istruzione ha emanato in queste ore una circolare in tal senso. Sui trasporti la presenza resterà al 50%. E mentre il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, non vede «problemi insormontabili per la riapertura delle scuole», l'assessore alla sanità della Regione Lazio, Alessio D'Amato invita alla cautela sul tema della riapertura delle scuole per le secondarie superiori. Intanto sono quasi 12 mila le persone che in pochi giorni hanno sottoscritto la petizione dell'Unsic che chiede di proseguire con la Dad per qualche altra settimana, almeno alle superiori.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 30 Dicembre 2020, 14:06
© RIPRODUZIONE RISERVATA