Ma andiamo con ordine. Quelli che hanno avuto un rapporto completo sono circa 1 su 3. Ma quasi la metà di loro (40%) lo ha fatto abbastanza precocemente: tra i 15 e i 16 anni. Praticamente l’intero campione, inoltre, si distribuisce nell’età adolescenziale: il 29% lo ha avuto tra i 17 e i 18 anni; il 13% addirittura tra 13 e 14 anni. Insomma 4 su 5 hanno perso la verginità entro i 18 anni. Il dato più interessante (e apparentemente confortante), però, è che i primi rapporti coincidono anche con il primo utilizzo degli strumenti di protezione, preservativo su tutti.
Anche se, poi, solo poco più della metà (52%) continua a usarlo sempre. Sono due i fattori, opposti tra loro, che tendono a ridurne l’uso. Da un lato, infatti, quando una relazione diventa stabile, si usano altri metodi contraccettivi o addirittura si sceglie deliberatamente di non prendere precauzioni. Della serie: non può capitarmi nulla. Una preoccupante convinzione che, d’altro canto, è paradossalmente ancora più marcata tra quelli che hanno rapporti occasionali: nettamente meno accorti sia nell’uso del condom che di altri metodi contraccettivi. Non deve quindi stupirci la recrudescenza tra i giovani delle Malattie Sessualmente Trasmissibili (MST). Non fanno paura semplicemente perché non si conoscono: 1 su 4 ignora che possano essere asintomatiche, 2 su 5 che possano portare all’infertilità. Complessivamente, la metà dei 10mila giovani intervistati non supera le domande chiave sulla conoscenza delle MST (non sapendo distinguere tra MST e infezioni non veneree). Ancora peggio se li si lascia senza rete, chiedendo loro di elencare tutte le MST che conoscono: quasi tutti indicano al massimo un paio di patologie oltre alla più famosa AIDS/HIV. Davvero troppo poco. A ulteriore conferma che queste nozioni i ragazzi le apprendono da soli, il fatto che i picchi positivi di conoscenza si riscontrino in corrispondenza dell’età delle prime esperienze sessuali (tra i 15 e i 18 anni). Tra i pre-adolescenti la situazione è a dir poco drammatica.
Lacune che, inevitabilmente, si riflettono in una scarsa cura del proprio corpo. Più di 2 giovani su 3 – il 67% - non si sono mai sottoposti a una visita ginecologica/andrologica, il 21% lo ha fatto una volta sola, solamente per il 12% è una consuetudine (su questo meglio, se così si può dire, le femmine rispetto ai maschi). Anche qui ritorna il leitmotiv che lega all’età il livello di cultura sanitaria: la frequenza di visite specialistiche, infatti, aumenta man mano che si cresce: tra i maggiorenni più della metà (50%) si è fatto controllare (circa 1 su 4 lo fa periodicamente). Ma la differenza, stavolta, la fa anche l’attività sessuale: tra chi ha avuto rapporti completi, il 52% non è mai andato dal ginecologo/andrologo. Un dato preoccupante? Niente in confronto a chi è ancora ‘vergine’: tra loro solo il 26% si è fatto visitare almeno una volta. Discorso simile per i controlli ‘anti MST’: appena 1 su 10 ha fatto un test per l’HIV o per le altre infezioni sessualmente trasmissibili.
Ma cosa aspettarsi da una ‘popolazione’ che ha nel web l’insegnante di educazione sessuale: è così per il 64% dei ragazzi. Le alternative prese in considerazione? I coetanei (38%) o il partner (27%); fonti parziali e spesso poco attendibili. Quasi mai nell’elenco delle persone da consultare ci sono i genitori (li menziona solo il 27%). Senza parlare di quell’11% che non chiede a nessuno. Se una volta al genitore dello stesso sesso era affidato il compito di spiegare questa dimensione all’ingresso della pubertà, oggi il 60% dei ragazzi dichiara di non parlarne con i genitori e solo il 5% riceve strumenti di profilassi quali i condom direttamente dal papà o dalla mamma.
Da dove partire per invertire la rotta ed evitare la deriva? Sicuramente dalla scuola. I risultati sono evidenti. Chi ha svolto un corso di educazione sessuale a scuola è decisamente più preparato degli altri ad affrontare questi argomenti: un miglioramento che oscilla dal 10 al 20 per cento a seconda degli argomenti. Non sono numeri eccezionali, ma è comunque un inizio. Peccato che parecchi ragazzi siano a digiuno di questi concetti: 2 su 5 non hanno mai affrontato l’argomento a scuola. E oltre la metà di chi l’ha fatto non vi ha trovato alcuna utilità. Forse perché in molti casi se ne sono occupati docenti interni o altri studenti (solo il 62% ha ricevuto una consulenza da parte di un esperto).
Scuole che, parallelamente, potrebbero arginare anche due pericolose ‘devianze’, figlie del nostro tempo, che affliggono sempre più giovani: la pornografia e il cosiddetto sexting. Attualmente, infatti, oltre il 60% dei ragazzi che hanno partecipato alla ricerca ha visto video o materiali porno; 1 su 5 si dichiara consumatore abituale. Del resto le reti veloci hanno amplificato la portata del fenomeno, rendendolo molto più accessibile di un tempo. A farlo nettamente di più i maschi (76%) delle femmine (52%). L’apice (67% di fruitori) si registra proprio nel momento della presa di consapevolezza della propria sessualità (15-18 anni). Ma anche i più piccoli, che non hanno gli strumenti interpretativi adeguati, non sono immuni: tra gli 11 e 14 anni quasi la metà ha già avuto un contatto con materiale porno. Il motivo? Quasi sempre (77%) per eccitarsi da soli, spesso per curiosità (51%) o per apprendere nuove pratiche sessuali (31%).
Ancor più legata alle nuove tecnologie – smartphone su tutte – la seconda insidia: il sexting, ovvero lo scambio di materiale intimo (foto, video, ecc) attraverso chat e social network. Il 40% del campione afferma di averlo fatto (inviando e/o ricevendo contenuti) almeno una volta. E, vero dato allarmante, il 15% lo ha fatto anche con degli sconosciuti (il 52%, invece, lo ha fatto solo con il partner; il restante 33% con persone che conosceva). Ma, una volta entrati nel sistema, di quei contenuti si perde il controllo, esponendo i protagonisti al cosiddetto revenge porn. Un rischio troppo grande, soprattutto alla luce dei motivi che spingono a farlo: il 31% per eccitarsi col partner, il 25% per scherzare con gli amici, il 14% per noia o per eccitarsi da solo, l’8% perché lo fanno tutti. Ennesima dimostrazione di come, oggi, la sessualità non sia vissuta con la necessaria consapevolezza. Specie dai più giovani.
La collaborazione tra Skuola.net e Durex non si limita però solo alla ricerca, che costituisce il punto di partenza per un programma di educazione sessuale, sia offline nelle scuole che online attraverso i canali web e social di Skuola.net.
Partito nel 2018 e confermato nel 2019, in soli 12 mesi ha già raggiunto oltre 4.5 milioni di studenti attraverso i contenuti digitali e centinaia di studenti con incontri fisici nelle scuole italiane.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 12 Aprile 2019, 17:15
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