Minigonne vietate a scuola, stop anche per top e jeans strappati. La preside: «Serve la collaborazione dei genitori»

La battaglia della dirigente del “Siciliani”, ma anche altri licei seguono la linea dura

Minigonne vietate a scuola, stop anche per top e jeans strappati. La preside: «Serve la collaborazione dei genitori»

di Leda Cesari

Niente minigonne a scuola: stop ad abiti succinti, top e jeans strappati. Arriva la circolare della preside: «Ora i genitori collaborino». Certo, non siamo ai tempi in cui - erano gli albori dei meravigliosi ’80 - le suore Marcelline di Lecce intrapresero una dura battaglia, senza esclusione di colpi, contro la moda dilagante degli orecchini lunghi e vistosi inalberati dalle studentesse dell’epoca (tutte rigorosamente femmine, altro che classi miste): grembiuli bianchi obbligatori a parte, s’intende. Allora i genitori di quelle rampolle, chiamati a mettere fine a quella pratica peccaminosa in una serie di infuocate riunioni scuola-famiglia, abbozzarono: accettarono il diktat, forse più per quieto vivere che per pieno convincimento. E stavolta? Si accettano scommesse. 

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La circolare della dirigente

Oggetto, la decisione della dirigente scolastica del liceo linguistico “Pietro Siciliani”, Vittoria Italiano di inviare a tutti i potenziali interessati - dagli studenti al personale Ata, passando per il Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi - una circolare dall’oggetto che non lascia dubbi residui: “Abbigliamento decoroso ed adeguato al contesto scolastico – Dress code”. E di seguito: “Si ricorda nuovamente che per motivi di decoro e rispetto dell’Istituzione Scolastica e di tutti i componenti la Comunità Scolastica, è doveroso indossare un abbigliamento adeguato, evitando assolutamente abiti che evochino tenute balneari o vestiario da discoteca (es. canotte, magliette corte, pantaloni strappati, minigonne…)”. Ovviamente, continua la dirigente, “ci si aspetta abbigliamento decoroso ed adeguato al contesto scolastico anche da parte di tutti gli operatori e gli utenti presenti a scuola a vario titolo. Si chiede la collaborazione delle famiglie. Le/i Docenti e il personale scolastico sono invitati a intervenire e a richiamare al rispetto del presente avviso”. 

Prendi e porta a casa. Così - in attesa di conoscere le reazioni dei destinatari della missiva, e dei rispettivi consessi familiari - voce alla sociologa Irene Strazzeri, docente Unisalento, per leggere tra le righe della circolare: «La ricerca sociale ci dice che la scuola vive un momento di profondo disagio: da una parte, infatti, il mandato sociale universale riconosciutole, dall’altra le pressioni per l’autonomia scolastica: il tutto combinato con l’incapacità delle famiglie di educare i ragazzi, compito delegato alla scuola a fronte di una nuova condizione giovanile che neppure il filosofo Galimberti esita a definire nichilismo… Ecco, quando la funzione della costruzione del senso e dei valori viene trasferita integralmente sulla scuola, i dirigenti cercano quindi di fare del loro meglio per affrontare tutto questo: ma non dimentichiamo che anche i giovani di oggi sono sottoposti a pressioni insostenibili, e che forse tutte le istituzioni dovrebbero farsi carico di questa responsabilità». 

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Il Liceo Palmieri


Anche dal liceo Palmieri di Lecce partono bordate contro la disinvoltura vestimentaria dei ragazzi di oggi, e contro l’indifferenza delle famiglie sull’argomento: «È una questione di opportunità: dal prefetto si va in mutande? A teatro si va in pantaloncini corti? Non mi pare».

Loredana Di Cuonzo, dirigente scolastica del caso, non ammette margini di dubbio. “Quando si va al mare si può stare con l’ombelico di fuori, quando si viene a scuola no. Perché la scuola è un luogo che non ci richiede né di essere appariscenti né pronti per la spiaggia: e laddove ci si distragga, su questo concetto, è giusto che la distrazione venga fatta notare.

Proprio oggi (ieri, ndc) ho ripreso un ragazzino arrivato a scuola in pantaloncini corti, in una giornata in cui avevamo tra l’altro in visita diverse istituzioni: “Scusami”, gli ho detto, “dove stai andando così conciato?”. Al che i ragazzi più grandi, visto che era un alunno del quarto ginnasio, mi hanno risposto: “Preside, non sa bene come funzionino le cose, qui”. E oltre a canotte, minigonne e jeans post sbranamento di un branco di lupi, ci sono anche i cappellini e cappucci di felpa: «Fa freddo? Nevica? Piove? Se la risposta è no, togliti questo cappello», continua Di Cuonzo. «Perché la scuola è una palestra in cui dobbiamo imparare come si stia al mondo, al di là di ogni altra cosa: il garbo, il rispetto, come relazionarsi con gli altri. Perché poi bisognerà fare i conti con una realtà che non sarà comprensiva come lo siamo noi».
 


Ultimo aggiornamento: Giovedì 25 Maggio 2023, 09:50
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