Effetto Covid sull’Università, al Sud uno studente su cinque torna a casa

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di Lorena Loiacono
Si torna a casa. Dopo anni di partenze per i fuori sede è arrivato il momento di rifare la valigia e rientrare a casa. Un viaggio di ritorno intrapreso almeno da uno studente su 5. E per le università del Sud sarà un’opportunità di rilancio. L’effetto Covid, infatti, andrà a condizionare anche le iscrizioni universitarie dove emerge una sorta di contro-esodo degli studenti. Dopo anni di aumento del numero dei ragazzi che si spostano dalle regioni del Sud per studiare negli atenei del Nord, ora si assiste a uno stop e a una inversione di marcia. Sempre più ragazzi fuori sede stanno spostando l’iscrizione nella città o regione di origine. 



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Covid e università


Alla base di questo fenomeno ci sono due fattori principali: la crisi economica in corso, che in molti casi rende ancora più difficile se non impossibile una vita fuori casa per uno studente che ovviamente non lavora, e poi c’è la paura di spostarsi e di viaggiare. Basti pensare a quanti studenti universitari, nel mese di marzo scorso, si sono ritrovati improvvisamente bloccati nella città dove hanno deciso di studiare. Lontani anche centinaia di chilometri da casa, soli e senza poter uscire per vedere i coetanei nella stessa condizione. E allora adesso la paura di poter rivivere di nuovo un eventuale lockdown, che nella peggiore delle ipotesi potrebbe verificarsi, sta spingendo molti studenti a rientrare. E il viaggio di rientro, nella maggior parte dei casi, segue sempre lo stesso itinerario: da Nord verso Sud. Cioè quello inverso rispetto al viaggio a cui gli studenti sono abituati da anni: la scelta di studiare nelle università del Nord è legata alle possibilità lavorative che si aprono sul territorio una volta laureati. 

I DATI
Secondo gli ultimi dati di Talents Venture elaborati sulle iscrizioni dell’anno accademico 2017-2018, risulta che oltre il 32% degli universitari del Meridione studia in un ateneo diverso da quello di origine, la percentuale tra i ragazzi del Centro e del Nord resta sul 20%. Con inevitabili ripercussioni sul numero degli iscritti negli atenei del Sud. Quest’anno la situazione potrebbe cambiare, andando a ripopolare le università del Mezzogiorno. È in corso infatti un rientro dei fuori sede: è ancora presto conoscerne la portata numerica ma il contro esodo c’è.

Si tratta di un fenomeno allo studio dell’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca: «Il rientro degli studenti nelle regioni di origine - spiega Antonio Felice Uricchio, già rettore dell’Università di Bari e presidente dell’Anvur - è un fenomeno che si sta verificando in questo periodo ed è strettamente legato agli effetti della crisi e della pandemia. Riguarda l’Italia, con il rientro dei fuori sede, proprio come sta avvenendo anche negli atenei esteri. Come Anvur abbiamo avuto dei tavoli tecnici per confrontare la situazione internazionale e questi rientri sono comuni a molti Paesi. Ora dobbiamo valutare la risposta del sistema accademico complessivo: i dati sulle iscrizioni sono prematuri e saranno completi solo nelle prossime settimane. Per il sistema universitario italiano è importante innanzitutto che non si riduca il numero degli immatricolati e degli iscritti. Visto che, purtroppo, siamo già penultimi in Europa. Per sostenere gli studenti dobbiamo rafforzare il capitale umano, ad esempio come è stato fatto con l’elevazione della no tax area e il sostegno del diritto allo studio».

Tra queste misure di sostegno, ci sono anche gli incentivi messi in campo dalle università del Sud per richiamare in sede chi era andato fuori. Nelle università siciliane è stato previsto uno sconto di 1200 euro sulle tasse per chi rientra, l’Università della Basilicata taglia il 50% dei costi ai nuovi iscritti e la Regione Puglia ha deciso che, per l’anno accademico 2020-2021, l’iscrizione nelle università è a costo zero per tutti coloro che, nell’anno precedente, erano immatricolati altrove. La possibilità di richiamare un maggior numero di iscritti è decisamente appetibile: è legata infatti al rilancio delle università perché con più iscritti aumenta una quota di finanziamenti all’ateneo e potrebbe crescere anche l’interesse internazionale della ricerca svolta nella singola università. Secondo un sondaggio svolto dal portale per studenti skuola.net, ad oggi almeno un fuori sede su 5 ha deciso di rientrare. La maggior parte è stato spinto da problemi economici e necessità di risparmiare. Tra questi, il 45% è intenzionato a tornare a casa per restare. 
 

Ultimo aggiornamento: Domenica 30 Agosto 2020, 15:19
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