Sesso, ventenni italiani ossessionati dalle dimensioni. L'esperto: "Colpa dei papà"

Sesso, ventenni italiani ossessionati dalle dimensioni. L'esperto: "Colpa dei papà"
Fuori spavaldi, dentro insicuri. Preda di dubbi davanti allo specchio, aggressivi con le coetanee varcata la soglia di casa. È la doppia vita di tanti giovani maschi italiani. Generazione cresciuta dopo l'addio alla visita di leva. Salutato il pediatra, un futuro da 'latitanti' in fuga dagli studi medici. Tra tabù e padri assenti, la loro educazione e salute sessuale diventa terra di nessuno. «Questa è la nostra società, un mondo dove i ragazzi spesso si ritrovano da soli di fronte ai problemi più intimi». Ed è più facile che si crei un cortocircuito.

Le spie di questo vuoto sono diverse. «Il 17% dei 20enni, per esempio, soffre di dismorfopenofobia». Sono ragazzi ossessionati dalle 'dimensioni', paralizzati dalla paura di sentirsi inadeguati. Una 'sindrome' che cresce negli spogliatoi del dopo partita, in un continuo confronto con gli amici. A tracciare il quadro è l'urologo Vincenzo Mirone, oggi durante un incontro a Milano in cui sono stati presentati i risultati di uno studio condotto sulla base dei dati raccolti nella campagna '#Controllati 2017', iniziativa della Società italiana di urologia (Siu) realizzata con il supporto non condizionante di Menarini.

L'indagine - che accende i fari sugli under 50, mettendo in evidenza come già a questa età possono affacciarsi i primi segni di una prostata che 'perde colpi' - ha spinto gli specialisti a lanciare l'allarme sul vuoto in cui si perdono i giovani uomini. Fin dalla tenera età. Il cruccio degli specialisti è il fatto di non riuscire a intercettarli. «Nei nostri studi non ne vediamo sotto una certa età. Nonostante le campagne lanciate in passato - osserva Mirone - il messaggio che la prevenzione va fatta indipendentemente dagli anni di vita che si hanno alle spalle non è passato. Non si è fatto ancora abbastanza».

La sospensione del servizio di leva obbligatorio - l'ultimo scaglione, classe 1985, ha giurato nel 2005 - ha tolto un 'checkpoint' importante, un punto di contatto che poteva permettere di stanare tanti problemi intimi al maschile che oggi restano sommersi, riflette l'urologo che spesso chiama in causa il paragone con l'universo femminile. «Le ragazze vengono prese per mano dalle loro mamme e iniziate al rito delle visite periodiche dal ginecologo». Un'ulteriore spinta è stata data anche dalla cultura «del Pap test - evidenzia Fabio Parazzini, ginecologo e membro del Dipartimento di scienze cliniche e di comunità dell'università Statale di Milano Irccs Policlinico - e pure il vaccino anti-Hpv per le 12enni ha giocato un ruolo».

Per l'altra metà del cielo il discorso è tutto diverso. «Il ragazzo viene lasciato solo fino a oltre 40 anni - elenca Mirone - non fa visite andrologiche, tutto quello che c'è da sapere sul sesso lo impara da solo. Perché manca la figura del padre, non c'è la consuetudine di parlare di argomenti intimi con i figli maschi. Il rapporto padre-figlio è un buco nero. A questo si aggiunge la totale mancanza di educazione sessuale nelle scuole. Bisognerebbe invece investire soldi proprio su questo», è l'appello dello specialista alla politica.

«Non è un caso se oggi assistiamo, in città come Napoli, a un'epidemia di baby-gang - riflette ancora l'esperto che è responsabile comunicazione Siu e direttore del Dipartimento di urologia all'università Federico II di Napoli - Non è l'effetto 'Gomorra', troppo semplice archiviare il problema così. C'è una rabbia repressa che trova spiegazione anche nel non saper dialogare con le coetanee, si pensa che l'unica via di contatto sia dominarle sessualmente. E non è un caso neanche il fatto che, se si guardano le vendite illegali di farmaci online, ai primi posti ci sono i farmaci contro la disfunzione erettile», le 'pillole dell'amorè, «acquistate da tanti giovani».

L'urologo traccia un identikit dei pochi ragazzi che arrivano negli studi degli specialisti: «Età media 16-17 anni, una profonda e lacerante insicurezza di se stessi.
Tanto web, ma di quello 'cattivo' che li spinge al confronto con situazioni irreali. Sono ragazzi che hanno come punto di riferimento le performance sessuali di attori. La maggior parte soffre di eiaculazione precoce, tanti sono convinti di avere parti intime sottodimensionate. Non parlano con i loro padri, vengono da una cultura del branco. È evidente che va riempito il vuoto educativo. Anche per questo, come urologi, pensiamo di tarare le prossime campagne sulle fasce più giovani».

Ultimo aggiornamento: Venerdì 26 Gennaio 2018, 18:42
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