L'infettivologo Vella: «Virus più debole? Chi lo dice mi fa arrabbiare. Tso ai positivi può servire»

L'infettivologo Vella: «Virus più debole? Chi lo dice mi fa arrabbiare. Tso ai positivi può servire»
L'infettivologo Stefano Vella, docente di Salute Globale all'Università Cattolica di Roma, durante la trasmissione Agorà su Raitre, ha bocciato i virologi e medici che parlano di un coronavirus più debole e innocuo: «Mi fanno arrabbiare tantissimo» i colleghi che dicono che il virus si è indebolito, «perché non hanno prove scientifiche ed è un messaggio molto pericoloso, che lascia la gente libera di assembrarsi», le parole di Vella.

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Si sente parlare di una «situazione stabile», ha sottolineato, ma «questo termine non mi piace. In una situazione epidemica, la stabilità è un brutto segno. Il virus non ha smesso di circolare, è falso che sia meno infettivo, così come non ha smesso di esser pericoloso. Non ci sono prove scientifiche che mostrino che si è indebolito, sta sempre con noi». «Spero - ha aggiunto - la sanità regionale colga i primi segnali di fumo e riesca a isolarli, inutile distinguer tra chi lo porta il virus: i due focolai peggiori sono partiti da due imprenditori». Bisogna avere su tutti i fronti «occhi apertissimi», anche perché, ha concluso, come si è visto «è una epidemia globale non si può ragionare local».

SUL TSO PER I POSITIVI Quanto alla proposta di Trattamento Sanitario obbligatorio per chi è positivo al coronavirus, avanzata dal governatore del Veneto Luca Zaia, per Vella «si può fare, perché è previsto da leggi sanitarie per motivi di salute pubblica.
Non credo sia una misura facilissima, ma certo la minaccia potrebbe fare bene, perché il Paese non può richiudere». «Il virus non è andato via» e «se tutto peggiorasse in modo drammatico», ha aggiunto l'ex presidente dell'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), «poi dovremo richiudere», come «stanno richiudendo altri paesi europei, come vediamo in Germania, Portogallo, Israele, o anche in America, a Miami».
"COME IL TITANIC, CI SI POTEVA PREPARARE" L'emergenza coronavirus «ricorda un po' il Titanic, ci si poteva preparare prima ma nessuno ha pensato che questa cosa poteva succedere. Poi però è successa», ha aggiunto Vella. In realtà «chi si occupa di malattie infettive sapeva che queste cose potevano succedere», per questo, «bisognava prepararsi per tempo, l'Organizzazione Mondiale sella Sanità lo doveva sapere», ha aggiunto. Inoltre, «abbiamo sbagliato all'inizio ad affrontarlo, perché pandemie come questa vanno affrontate sul territorio. L'ospedale - ha concluso Vella - deve essere l'ultimo baluardo».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 6 Luglio 2020, 15:28
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