Coronavirus, lo studio: «Il testosterone aiuta a prevenire e curare il Covid-19 negli uomini»

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di Silvia Natella
Il testosterone potrebbe aiutare a prevenire e curare il coronavirus negli uomini. È quanto è emerso da uno studio  firmato dall’Università Campus Bio-Medico di Roma e dalla Sapienza Università di Roma e pubblicato sulla rivista scientifica "Metabolism". Il lavoro sostiene che misurare l’ormone maschile può offrire delle informazioni utili per la prevenzione e il trattamento dell’infezione da Covid-19, sia nel caso lo si trovi ridotto sia nel caso in cui funzioni troppo.

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È ormai risaputo, ed è confermato dalle statistiche, che il coronavirus colpisce più gli uomini delle donne. Circa il 60% delle persone colpite dal virus è di sesso maschile, ma non è chiaro il perché di questa differenza di genere. Secondo un’analisi condotta dall’Università Campus Bio-Medico di Roma e Sapienza Università di Roma, la risposta è da cercare in un particolare tipo di ormone: il testosterone. 

«In questa nostra ipotesi di lavoro abbiamo affrontato il problema del testosterone, l’ormone maschile per eccellenza, che può essere più basso o più alto con un ampio range di variazione nella popolazione maschile -spiega Paolo Pozzilli professore ordinario di endocrinologia all'Università Campus Bio-Medico di Roma e direttore di endocrinologia e diabetologia del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico - in particolare, sappiamo che i livelli di testosterone diminuiscono con l’età: per cui i soggetti anziani, ossia quelli più colpiti dal coronavirus, sono anche quelli con più basso testosterone». 

Bassi livelli di testosterone, dunque, possono causare una riduzione dell’attività dei muscoli respiratori, della loro forza complessiva e della capacità di esercizio, mentre la normale circolazione di questo ormone maschile mostra un effetto migliorativo della respirazione.  Inoltre, con testosterone basso nel sangue si osserva un aumento dei processi infiammatori che sono associati con un aggravamento della prognosi dell’infezione da Covid-19.

«D’altro canto anche un eccesso di attività androgenica potrebbe essere nociva - dichiara Andrea Lenzi professore ordinario di endocrinologia della Sapienza e coordinatore dell'area endocrino metabolica e andrologica del Policlinico Umberto I - in quei soggetti in cui il testosterone funziona troppo, cioè dove esiste una differente capacità del suo recettore di trasmettere il proprio segnale. Proprio poiché una delle proteine che serve al virus per entrare nelle cellule, denominata TMPRSS2, è molto sensibile agli androgeni, oggi vi è grande attenzione per l’azione dell’ormone maschile nei meccanismi d’ingresso del virus. Infatti, questa proteina, regolata dal testosterone e per questo già studiata nella patologia neoplastica della prostata, potrebbe in futuro diventare un possibile target terapeutico nei maschi affetti da infezione Covid-19».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 4 Maggio 2020, 17:42
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