Pierpaola Romano, la poliziotta uccisa a Roma da un collega (che si è suicidato): l'autopsia, il movente e l'arma

Venerdì 2 Giugno 2023, 19:03 - Ultimo aggiornamento: 19:46
Pierpaola Romano, la poliziotta uccisa a Roma da un collega (che si è suicidato): l'autopsia, il movente e l'arma
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I medici legali chiariranno i dettagli della dinamica, ma sarà l'ascolto di chi li conosceva a fare più luce sul movente dell'ennesimo femminicidio che scuote la città di Roma. Pierpaola Romano, la vittima, poliziotta di 58 anni uccisa giovedì mattina a Roma a colpi di pistola nell'androne di casa; Massimiliano Carpineti, l'assassino, una decina d'anni più giovane e poliziotto anche lui, che dopo aver fatto fuoco sulla collega ha puntato contro di sè la pistola d'ordinanza e l'ha fatta finita.

Pierpaola Romano, disposta l'autopsia

Per entrambi la procura di Roma ha disposto l'autopsia, e anche i vicini e i testimoni saranno ascoltati dagli investigatori. Un accertamento necessario per capire gli ultimi momenti delle vite dei due agenti di polizia oltre a ciò che al momento è già noto: lei raggiunta alla testa da almeno due colpi su tre, forse in ginocchio. Lui, un solo proiettile, sotto il mento. È nota anche l'ora - le dieci del mattino - e noto il dove: una palazzina di via Rosario Nicolò, a Torraccia, una zona di recente costruzione adiacente a San Basilio, dove risiedono parecchi rappresentanti delle forze dell'ordine, in servizio o in pensione. E tutti poliziotti sono, del resto, i protagonisti di questa vicenda.


Chi era lei

In polizia era Romano, che dal commissariato Sant'Ippolito era stata trasferita alla Camera dei deputati, in polizia suo marito e il loro figlio ventenne fresco di divisa e di stanza in Emilia-Romagna. Sarebbe sul posto di lavoro che tra la vittima e il suo assassino sarebbe nata una relazione. Che la donna però aveva interrotto di recente per riavvicinarsi al marito. Saranno le indagini a capire se sia stata questa la molla che ha fatto scattare in Carpineti la violenza omicida.

L'arma

Oggi sui social, dove è circolato l'hashtag #losapevamotutte contro i femminicidi, c'è chi si interroga su come sia stato possibile lasciare un'arma a una persona in grado, come poi è avvenuto, di compiere un simile gesto. Sembra infatti che i colleghi avessero notato, nell'uomo, un visibile peggioramento dell'umore nei giorni precedenti al delitto. «Non è concepibile la mancanza di misure preventive per chi per professione è un esponente delle forze dell'ordine, qualora la sua salute mentale non sia all'altezza delle mansioni svolte - scrive sui social Maddalena, attivista di 'Se non ora quando' - Spero che si ponga rimedio a questo deficit di controllo preliminare». Ma anche sui canali social più frequentati dagli operatori di polizia, tra i messaggi di cordoglio per la collega uccisa, si discute anche dell'altro collega, quello omicida: «Voi che avete un'arma - interviene nella discussione un utente - ogni anno dovete obbligatoriamente parlare con uno psicologo perché questo che è accaduto non deve succedere». «Poi quando partecipi al concorso li vogliono perfetti a loro modo di vedere... - scrive un altro - Mi sa che vanno rivisti metodi ed esaminatori. Troppi morti e suicidi. È evidente che c'è qualcosa che non va».

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